martedì, novembre 12, 2019

15 anni con voi

Tutto vero, quello che è scritto nel titolo dell'articolo. Questo è il mio primo blog in assoluto. Non capivo nemmeno che cavolo è un blog, ma tutti hanno iniziato ad aprirli e così ho seguito la corrente. Quando l'ho creato, uno dei primi problemi era intitolarlo. Come sono arrivato a dopo ufficio non mi ricordo molto, ma probabilmente stavo dentro la stanza del titolo e pensavo a quello che mi circonda, aggiungendo il desiderio di stare fuori quel ambiente. Lo so che tutti pensate che sono un impiegato pubblico, ma non è vero: sono semplicemente pigro e spesso non ho voglia di fare quello che dovrei. Tutto qui!

Se guardate la colonna a sinistra, sotto la voce archivio, potete constatare che il mio primo post è datato 19 dicembre 2004. Era un messaggio di prova e dopo ha seguito una serie di annunci parrocchiali divertenti, rubati da qualche sito o blog da parte mia. Per qualche anno sono andato così, spesso prendendo in prestito il materiale degli altri. Ero poco o per niente originale per il semplice motivo che la motivazione non era blogare, ma avere un posto dove posso inserire i collegamenti verso i miei siti, quelli che contavano davvero; oppure dovevano contare. Dopo si è fatta sentire la divinità del web, già allora al potere (con tempo diventerà un potere assoluto), e ha detto che non si possono copiare i contenuti e chi lo fa sarà punito. Cumino, mi tocca lavorare, cioè essere creativo e scrivere qualcosa proprio.

C'era un altro parametro importante: la lunghezza del post. All'inizio si parlava di 200 parole e tutti i miei primi scritti erano limitati su questa quantità. Dai, in pochi minuti ci si riesce a scrivere una cosa del genere. Col tempo, anche questo parametro ha subito delle modifiche ed oggi cerco almeno 600 parole. Dicono che ci vorrebbero anche più di mille, ma io mi stanco molto prima e non voglio guastarmi la salute mentale per rispettare certi obblighi che tutto sommato non hanno nemmeno certezza. C'è qualche genio del web che spara una e tutto iniziano a diffondere il sapere, non proprio e a volte nemmeno il sapere. Direi, da quello che vedo, che dal 2009 ho iniziato a scrivere le cose un po' più lunghe. Il blog è imposto dal fornitore del servizio (sempre a dipendenze della santità del web, che il suo potere sia sempre con noi) e su questo c'è poco da fare. Ma d'altronde si parlava sempre di più dei contenuti. Certo, il testo è un contenuto base, ma intuivo che Lui apprezzava qualcosa di più e così ho cominciato ad inserire ogni tanto qualche fotografia. Ma da dove le prendo, le foto? Non si ruba in giro, questa me lo ricordavo bene e pertanto ogni tanto usa la mia macchinetta digitale. Si va a fare una passeggiata pomeridiana di domenica. Si scattano le foto degli alberi, del cielo con le nuvole (senza nuvole tutto è troppo sbiadito e manca il contrasto) e non si disprezzano dei paesaggi contenenti tanti albere e magari un fiume, oppure un canale, quello vicino al paese dove abito.

Post numero 59


Anche oggi ho l'abitudine di controllare il numero di parole a metà della scrittura. Sono appena riuscito a superare la metà di mille. Vai, ancora un po' di pazienza e di impegno. Come si vede, scrivo in stille corrente del pensiero in quanto cerco di raggiungere lo scopo in meno tempo possibile. Questo decisamente diminuisce la qualità del contenuto, ma aumenta la dinamicità del testo. Cerco sempre di sforzarmi di scrivere le frasi brevi, ma mi sono accorto che questo è contro la mia natura. Io sono psicologicamente una persona complessa ed è così anche il mio modo di esprimermi, anche dopo ufficio. Ed è difficile scapare da se stessi. Il carattere si è radicato profondamente nella nostra persona ed è molto difficile cambiarlo. Ritengo che sia meglio assecondarlo. La prima considerazione che in questo modo siamo noi stessi, e siamo anche più veri e credibili. Mi sono stancato, perciò adesso mi farò un caffè e dopo continuo. Mancano ancora circa 8 righe per arrivare al fondo della pagina, che tutto sommato è la misura visibile del traguardo finale, almeno per quanto riguarda la lunghezza. Il controllo matematico mi mostra che la prima cifra è 7, il mio numero fortunato e da molti ritenuto un numero sacro e spirituale.

Come dicevo, il mese prossimo si arriva all'anniversari, ma nel giorno fatidico io non sarò a casa e non potrò scriver un posto. Pertanto, mi prendo questo impegno oggi, con un po' di anticipo. Pausa caffè. Il liquido nero non mi ha sodisfatto molto in quanto era troppo acquoso. Ho fretta di finire perché devo prendere un treno, ma per produrre un buon caffè devi avere la pazienza ed inoltre devi metterci l'amore. Ci sono quelli 4 ragazzi inglesi che dicevano che l'amore è tutto quello che ci vuole. La prima cifra è diventata un 8. Grande me!

lunedì, maggio 06, 2019

Dentista

Se si facesse un sondaggio tra la gente che lavora, chiedendo se è meglio in ufficio o dopo ufficio, il risultato sarebbe scontato: la seconda opzione vincerebbe nettamente. Però, ci sono dei casi dove il dopo ufficio non è molto piacevole: per esempio quando si deve andare dal dentista. Oggi, alle 18:15, devo fare il controllo, e questo, almeno spero, non rientra nei casi spiacevoli, perché non aspetto il dolore e tutto dovrebbe finire entro un quarto d'ora. Per la tempistica sono abbastanza sicuro, ma l'orario del ricevimento dal mio dentista è molto flessibile, e può durare anche un'ora in più del previsto. Ma torniamo indietro con la storia.

Era un giovedì. Sabato dovevo partire per una lunga vacanza. Durante la pausa pranzo mi sono recato come al solito nella mensa aziendale. Ho preso una pizza. Di norma è buona, ma parecchio dura. Arrivato alla metà della porzione sento qualcosa di strano in bocca. Toco dentro, in modo molto discreto, comprendo il dito con il tovagliolo, e trovo un pezzo di un dente; si è spezzato. Praticamente è rimasta soltanto la radice. Già da tempo sentivo che la c'è qualcosa che non va. Quando passavo con il filo interdentale, quello non andava liscio, ma a volte si bloccava. Avevo deciso di passare per un controllo dopo la vacanza, ma il dente ha deciso di saltare prima. Tutto sommato, ho accettato con la filosofia l'evento e giorno dopo ho chiamato l'ordinazione per prendere un appuntamento, appena torno dalla vacanza. Di sera, era venerdì, finisco la cena e mi prendo un cioccolatino. Di nuovo, un dente spezzato, ma dall'altra parte. Anche la avevo qualche dubbio, ma...

In vacanza, prima del dentista


Pazienza. La vacanza era di quelle lunghe e costose, che si fanno forse una volta sola nella vita. Pertanto, ho rimosso dalla mente i denti caduti e mi sono goduto la vacanza. Comunque, mentre mangiavo non riuscivo proprio a dimenticare la problematica in quanto due denti mancanti si sentono mentre si mastica. Tre giorno dopo la fine dello spasso, mi sono presentato dal dentista. Siamo quasi amici. Gli ho raccontato brevemente dove sono stato e dopo ho fornito le informazioni sulla rottura dei denti: gli ho fatto vedere anche gli oggetti smariti che avevo conservato. Ha dato un'occhiata e dopo ha fatto la radiografia. Niente da fare. Entrambe le radici si sono spezzate in due pertanto devono essere estratte. Mi ha elencato tre opzioni per dopo e alla fine abbiamo scelto insieme a fare l'impianto, per meglio dire 2 impianti. Rendendomi conto della portata dell'intervento, ho chiesto il prezzo. Elevato. Sopravvivrò, ma qualcun altro, meno abbiente economicamente, dovrebbe prendere un prestito oppure rinunciare a comprare una macchina usata. Il nuovo incontro, quello operativo. È stato fissato per la settimana prossima.

Mi sono presentato alle 16:00. Di norma vengo più tardi, dopo ufficio, ma qui ci voleva l'assistente e lei se ne va alle 17:30, se no chiede gli straordinari. Mentre aspettavo mi hanno fatto bere un forte antidolorifico, dopo mi hanno vestito per l'operazione: cappellino, copri scarpe ed un lenzuolo sopra i miei abiti (se inizia a schizzare qualcosa, mi hanno spiegato). L'anestesia era forte e non sentivo niente ma intuivo che l'estrazione procede lentamente, con qualche problemino. Finita questa, bisognava infilare nell'osso una specie di bullone e per questo ci vuole trapano. Qui mi fermo, perché ho iniziato a perdere l'interesse per quello che succedeva nella mia bocca e pregavo intensamente che tutto finisse. Il dolore non c'era, ma tenere la bocca aperta e subire la cacata dei vari liquidi che vogliono finire nella mia gola, era diventato quasi insopportabile. Dopo circa un'ora e mezza è finito tutto. Dovevo sciacquare la bocca, ma i muscoli della stessa non erano controllabili: l'effetto dell'anestesia.

Mi ha prescritto degli antibiotici ed antiinfiammatori. Sono andato nella farmacia di fronte. La tizia mi ha dato quello che era prescritti ma, visto che prendo antibiotici, ci vuole qualcosa per la difesa dello stomaco, e riuscita a infilarmi anche due integratori. Il costo di quelle due bottigliette extra è arrivato a 52 euro, doppio di quello che effettivamente dovevo comprare. Capiscono che sei uscito dal dentista, che sei contento perché la seduta è finita e sei anche un po' scioccato dagli eventi, e sanno che non opporrai la resistenza. Un guadagno extra e non di poco. Almeno loro erano contenti quel giorno.

Come avevo sottolineato nell'introduzione, oggi c'è controllo e bisogna prendere l'appuntamento per il secondo dente. Dopodiché devono passare almeno 3 mesi prima di mettere il dente nuovo. In tutta questa faccenda, c'è una cosa che non mi dispiace. Dall'altra parte della strada c'è un bar molto piacevole, e dopo l'incontro con il tizio che si diverte con i miei soldatini bianchi, dentro la mia bocca, vado là a sciacquare la bocca di quei disgustosi sapori odontoiatrici con una buona birra. Se mi scapa il treno, a volte ripeto il processo e con due sto ancora meglio.