martedì, settembre 12, 2017

Film senza storia

Il cinema multisale Arcadia si trova a Melzo. La sala Energia ha lo schermo più grande d'Europa e l'hanno scorso ha preso il premio come miglior sala europea con la tecnologia più avanzata. Sono entrato dentro sabato scorso per vedere il colossal Dunkirk. Questo tipo di film preferisco vedere in un sale cinematografica perché perde tanto se si vede al televisore. L'inizio era previsto alle 17:30. Di solito sparano prima una marea di pubblicità che non sopporto.  Il prezzo dei biglietti è alto e devo subire anche un lavaggio del cervello. Questo volta hanno dato soltanto l'anteprima di alcuni film in arrivo e questo mi sta bene, come informazione. Sottolineo che il biglietto questa volta era di 12 euro perché la proiezione era in 70 mm, una pellicola che offre una maggiore qualità. Sono bravi a sfilarci i soldi dalla tasca, ma almeno passo 2 ore godendomi un bel film.

Dopo 20 minuti stavo pensando di abbandonare la sala. Il film era noioso ma era il suono che mi dava fastidio. Una nuova tecnologia Dolby con i bassi particolarmente accentuati. Vibrava tutto in una cacofonia disordinata e violenta. Ho letto che alcuni hanno apprezzato tanto la musica. Ma quale musica? Io ho sentito soltanto rumori, infinite esplosioni e le note disarmoniche. Forse a qualcuno piace, ma io quasi volevo abbandonare. Alla fine sono riuscito a convincermi di rimanere. Maliziosamente già sapevo che ci sarà tanto materiale per una bella critica negativa. Il tema è un evento dall'inizio della Seconda Guerra mondiale quando i tedeschi hanno intrappolato 400 mila soldati francesi ed inglesi. Questi aspettavano disperatamente le navi che gli porteranno oltre la Manica, nella Gran Bretagna. Ma le navi non arrivavano. Alla fine sono stati evacuati con le barche piccole dei cittadini inglesi che si sono lasciati attirare in quest'avventura.

Come si fa un film su questo tema. Ho racconti le cose come sono andate o affronti una o più storie personali che in modo indiretto fanno capire cos'è successo, insieme alle sofferenze dei personaggi raccontati. Il regista ha apparentemente scelto la seconda modalità. Apparentemente, perché la storia vera non c'è. Si susseguono le immagini dei bombardamenti, delle navi che affondano e delle battaglie aeree. Delle persone si vedono poche e le loro storie non sono per niente coinvolgenti. La maggior esposizione è data h un soldato inglese. All'inizio tutti i soldati inglesi sono schierati in modo ordinato, come la disciplina militare richiede, sulla spiaggia aspettando le navi. Lui invece sembra un disertore, gira tra gli altri soldati e alla fine prova a imbarcarsi su un flottante della croce rossa, in modo fraudolente. Proprio non si capisce chi è e cosa fa. L'unica distinzione farei con il capitano inglese, suo figlio ed amico di suo figlio che con una barca partono dall'Inghilterra per salvare i soldati. Anche il personaggio del pilota di uno Spitfire. Partono in tre e ogni tanto uno viene abbattuto, ma lui è sempre là, eroe in primo piano.

Alla fine attere su una spiaggi, perché è rimasto senza carburante (almeno 15 minuti prima di atterraggio), e la lo catturano i soldati nemici. Nel film non si menziona mai che sono i nemici, cioè non si pronuncia mai la parola "tedeschi". Meno male che la durata è relativamente limitata; un'ora e mezza, se no mi veniva urticaria. Accesesi le luci della sala, ascoltavo un po' cosa dice il pubblico e ho visto i vari umori: ad alcuni è piacito ad altri no.  Lo stesso è anche con il popolo Internet. Su IMBD il film ha un voto elevatissimo, 8,4 di 10, ma tra i commenti si trovano anche le critiche molto aspre ed argomentate. Molte delle argomentazioni condivido in pieno. Si tratta di un film che vuole stupire con le immagini, con il suono e con le scene crude di sofferenza, ma non va oltre.

Allora, l'arte cinematografica è come tutte le arti soggetto alle valutazioni varie. Non è un ramo della scienza che si può valutare in modo matematico. Mi rendo conto che sono in minoranza, ma sono convinto che questa pellicola non si merita tutta quella attenzione alla quale è sottoposta. Una buona parte di alcune clamorose dichiarazioni, come per esempio che si tratta di un capolavoro, sono dovute al fatto che con gli incassi occorre coprire le enormi spese che il film ha richiesto per la sua produzione. Si parla di un importo superiore ad un miliardo di euro. Soldi buttati in vano. Negli ultimi tempi le produzioni si basano sempre di più sull'azione, sugli effetti visivi e audio che sulle storie da raccontare. I tempi sono così.

Le nuove generazioni non riescono ad essere concentrate su una scena più di 10 secondi e per questo che si è velocizzato tutto, le nostre vite incluse. Perché a qualcuno piace così, alle grande fratello che ci osserva e controlla. Perché quando tutto si svolge molto speditamente non c'è tempo per pensare, per riflettere sul senso. Ma c'è qualcun altro che ha ragionato già e ha trovato i sensi che dobbiamo seguire noi. Gli artisti spesso si mettono in funzione di questo concetto. Mi piacerebbe capire se lo fanno a posta anche loro si trovano nella stessa trappola senza accorgersene.

mercoledì, febbraio 08, 2017

Le regole

La risposta a quest'affermazione in Italia è molto spesso del tipo, eh chi se ne frega. Siamo fatti così, poco disciplinati, noncuranti delle regole, specialmente se le dobbiamo rispettare noi. Se qualcun altro lo fa e a noi da fastidio (per esempio vicino di casa che fracassa fino a mezzanotte) chiediamo ad alta voce che siano rispettate. In poche parole, ci piacciono le regole flessibili. Questo è in chiaro contrasto con la parola disciplina che prevede il rispetto dei dettami. Poca disciplina e tanta fantasia per giustificare la mancanza della prima. Così nasce la creatività italiana. Sono le cose che entrano nei geni e a volte danno i risultati straordinari sui vari campi dell'operatività umana; nell'arte, nella tecnica, nei piatti di cucina. Ecco le duo cose opposte che si bilanciano, pertanto la nostra fama nel mondo è duplice, buona e cattiva.

Il fenomeno non rispettoso è diffuso in tutte i porri della società, partendo da un singolo individuo, magari un impiegato della pubblica amministrazione che non sempre timbra da solo, arrivando ai vertici politici dello stato. Il nostro primo ministro ha dichiarato qualche giorno fa che noi rispettiamo le regole (pensava a quelle europee) ma non possiamo accettare che loro rallentino la nostra crescita. Le parole non erano proprio queste, ma il concetto è corretto. Ecco una prova come siamo fatti; siamo molto flessibili e molto bravi a parole. Se gli si faceva notare questa contradizione all'interno di una frase molto breve, né sono sicuro che dava una spiegazione molto creativa, all'italiana. Però...

Però, siamo andati oltre ogni limite. La mancanza di rispetto delle regole ci a portato sull'orlo di una voragine. Spero che nessuno dirà che dovremmo fare un passo in avanti. Un fatto culturale, diventato quasi genetico, e molto difficile curare. Specialmente è difficoltoso sanare una cosa che non è nella tua conoscenza. In effetti noi ancora non siamo riusciti a capire cosa ci a portato al ciglio del crepaccio. La maggior parte di quelli che danno colpa all'Europa e all'euro, pensa veramente così. Ci sono anche quelli che capiscono bene il problema, ma non hanno alcuna convenienza di risolverlo, o almeno di provare. La loro posizione in un sistema ipocrite è buona e invidiabile dalla maggioranza delle persone. Perché allora dovrebbero combattere il sistema che gli ha portato al successo?

Sento la nostra dirigenza lamentarsi per l'austerità imposta dall'Unione Europea. Qui apro una parentesi. Noi siamo parte di quella unione e le regole le abbiamo create e firmate anche noi, perciò è poco corretto (ma conveniente politicamente guardando) parlare in terza persona. Perché è conveniente per loro? Perché ci vuole sempre un nemico verso il quale indirizzare la rabbia delle masse. Un buon nemico, interno o esterno, era uno delle pietre fondamentali dei vari fascismi e comunismi. Noi ne sappiamo qualcosa su entrambi. Il primo lo abbiamo inventato noi e con l'altro abbiamo flirtato cosi tanto che anche esso ci è entrato nei geni.

Quelli politici proprio sfacciati semplicemente danno la colpa all'Europa senza alcuna argomentazione; a gente già piace così. Quelli che vogliono sembrare più seri (non dico che lo sono), provano anche a dare qualche argomentazione. La stretta sulla politica monetaria non ci permette di indebitarsi ulteriormente e noi quel ulteriore debito lo useremmo per rilanciare l'economia e l'occupazione. Cavolo, sei già indebitato fino al collo e vorresti aumentare ulteriormente il debito? Ci potrebbe anche stare, ma la storia ci insegna che i nostri indebitamenti non sono mai stati produttivi. Vedi per esempio i miliardi investiti nelle opere iniziate e mai finite e le spese assistenzialistiche, specialmente al sud. E loro vorrebbero tornare alla lira! La nostra lira è stata sempre una valuta debole. Se non avessimo avuto l'euro 15 anni fa, oggi probabilmente saremmo già da tempo in bancarotta.

Noi che abbiamo un mutuo da restituire sappiamo benissimo quale è la differenza tra un tasso di interesse del 3% e del 7%. Con la lira avremmo quest'ultimo e il debito sarebbe sicuramente oltre 150% del prodotto interno lordo, soltanto per questa ragione. Tenete conto che Renzi, anche con le strette imposte è riuscito a spendere nostri 10 miliardi per comprarsi i voti per le europee. Pensate un po' quanto spenderebbero senza qualcuno che li sorveglia. Vi ricordate nel passato interi paese che hanno votato un certo partito e che tutti erano in pensione, anche a 40 anni di età. Ecco perché noi domani le pensioni forse le vedremmo e forse no, chi sa? Ieri il parlamento ha protetto i debitori del MPS dalla divulgazione dei loro nomi. Ci mettono le mani nelle tasche e noi non abbiamo nemmeno il diritto di sapere a che vanno i nostri soldi. Ho visto ieri che i romeni (va bene anche rumeni) sono riusciti con la loro protesta durata qualche giorno, far cambiare un decreto al governo. Bravi! Ma noi non abbiamo voglia di farlo, ci sta bene così.

Ultimamente si parla molto anche di Donald. Alla maggiore parte non sta bene. Ho sentito un commentatore qualche giorno fa esprimere un giudizio sul provvedimento riguardante il blocco degli immigranti da alcuni paesi musulmani. Diceva più o meno cosi. "Gli devo dare il merito di rispettare le promesse agli elettori in campagna elettorale. Ma in campagna si dice di tutto e io pensavo che lui moderasse le sue azioni." In altre parole, non doveva fare quello che ha promesso, per accontentare quelli che non l'hanno votato. Un ragionamento del tutto italiano. Complimenti!