tag:blogger.com,1999:blog-96884172024-03-14T08:45:05.050-07:00Dopo ufficioIl Blog per scaricarsi dopo l'uscita dall'ufficio - ci vuole, si che ci vuole.Inauthttp://www.blogger.com/profile/15395456653561695668noreply@blogger.comBlogger72125tag:blogger.com,1999:blog-9688417.post-24878640378052349732022-11-02T10:51:00.001-07:002022-11-02T10:51:18.905-07:00Protocollo Cremlino<p> Visti le mie ultime opere presenti qui, concludo con piacere che ultimamente ho ricominciato a leggere i libri. Una volta leggevo spesso e molto volentieri, ma dopo è rientrato un periodo quando ho smesso di praticare quest'attività. Ho cercato di analizzare l'accaduto e di comprendere la ragione di questo mio cambiamento comportamentale. Nel precedente periodo lavoravo come matto. Le solite 8 ore in ufficio facevo regolarmente. Dopo tornando a casa ero molto stanco mi dedicavo al riposo che includeva l'aperitivo prima della cena, la cena ed una trasmissione televisiva, di solito un film. Alla fine di questa procedura mi sentivo riposato ed era ora di darmi da fare con il mio secondo lavoro, quello di casa, quello con il quale si cerca di arrotondare lo stipendio, per avere qualche mezzo economico finanziario in più. Senza quel lavoro la mia vita sarebbe una sofferenza psicologica. Lavori bene, fai un lavoro di una certa responsabilità e riesci a coprire le tue necessità esistenziali. So che molti non arrivano nemmeno qui, ma io ho anche una laurea e se non posso permettermi qualcosa in più, ma che vita è?</p><p><br /></p><p>Così mi sono inventato un lavoro su web che all'inizio era anche un gran bel hobby e un piacevole divertimento. Con tempo è diventato ancora qualcosa di più perché ha iniziato a rendere un po' di soldi. All'avvio, ma dopo ha subito una vera esplosione e guadagnavo le somme che non me le immaginavo nemmeno. Così è andata avanti per una decina di anni. Si lavorava fino alla notte tarda. Finito quello che dovevo fare sul computer, mi prendevo un libro e leggevo una mezz'oretta prima di andare a letto. Se andavo direttamente al letto, non riuscivo ad addormentarmi. Nella testa continuavano a girare i problemi che ho risolto ed ancora in più quelli che sono rimasti sul tappeto. Tutto questo mi teneva sveglio e non mi permetteva per lungo tempo di scivolare nel sonno. Ho scoperto il rimedio con una breve lettura prima di andare al riposo notturno. Il tema del libro mi occupava e non mi venivano i pensieri che mi tenevano svegli.</p><p><br /></p><p>Passato questo lungo periodo della mia vita, mi sono stancato di questo tipo di vita. Ho deciso di rallentare. Un grande aiuto in questa decisione era il fatto che mi sono risolto i miei problemi finanziari e sono riuscito a mettere a parte anche un po' di soldi, come un criceto, che mi davano una certa sicurezza per il futuro. Così mi sono detto: Gianni, adesso basta, rallenta, ma notevolmente. Detto, fatto! Un questo modo, negli ultimi non so quanti, diciamo 5 o 6 anni, mi sono dato all'ozio. Ho letto un libro intitolato "L'ozio come stile di vita" e mi è piaciuto tanto. Ho condiviso molte riflessione dell'autore che semplicemente sostiene, al contrario degli altri, che noi non siamo fatti per lavorare. Non è che non facevo proprio niente, ma mi limitavo a molto poco, forse un millesimo rispetto a prima. Così sto oziando da anni, ma mi sembra che tale periodo si sta avvicinando alla sua fine, oppure è semplicemente già finito. Non mi sodisfa più non fare niente. Così ho ripreso di lavorare più duramente, con più impegno e passione, ma senza esagerare, come facevo una volta. Adesso ho anche qualche anno in più e tenere quel ritmo di una volta probabilmente non mi sarebbe nemmeno possibile.</p><p><br /></p><p>Con il nuovo ciclo sono tornati anche i libri. Meno per i problemi di addormentarmi; cerco di limitare il numero delle notti lavorative a 2 o 3 al mese. Cerco di saltare qualche film, di quelli che mi piacciono di meno, per dedicarmi al lavoro e di andare al letto normalmente, verso la mezzanotte, per intenderci. Leggo, per la maggior parte durante il fine settimana. Il sabato e la domenica quando mi alzo dal letto, non preso, dopo il caffè apro il libro e mi leggo qualche pagina. Mia moglie, nel frattempo sta seduta sull'altro divano leggendo il libro suo oppure, più spesso, divertendosi con il suo smartphone. Ecco cos'è l'ispirazione. Sono partito con l'intenzione di dire qualcosa sul libro che si trova nel titolo e ho praticamente finito il post parlando di me. Mi è arrivato un fiume di parole e dovevo sfruttarlo.</p><p><br /></p><p>Il libro "Protocollo Cremlino" è scritto da Marek Halter, uno scrittore francese di origine polacca. E' un ebreo che ha sopravvissuto all'Olocausto; il tema in questo giorni è di una certa attualità. Il romanzo si basa sui certi avvenimenti storici e parla dell'era anticomunista negli Stati Uniti, negli anni 40 e 50 del secolo scorso, e della tirannia nell'Unione Sovietica durante la dittatura di Stalin. Intreccia un'indagine giudiziaria, la cosa che piace a tutti, con il racconto della tizia che è accusata di essere una spia russa. Ci sono molti momenti storici, quelli veri, raccontati di un ottimo conoscitore delle sofferenze del popolo ebraico e questo da un notevole momento istruttivo alla lettura. Mi piace molto divertirmi con il racconto, ma quello che apprezzo quasi di più, è imparare qualcosa di nuovo, per me sconosciuti fino a quel momento. Dal punto di vista letterario, il romanzo è scritto bene, ma un po' troppo da bestseller. Comunque, consiglio vivamente la lettura per conoscere la storia del mondo che ci circonda.</p>Inauthttp://www.blogger.com/profile/15395456653561695668noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-9688417.post-52536798761147310292022-05-03T10:25:00.004-07:002022-05-03T10:28:39.718-07:00Jethro Tull a Milano<p> Era il 23 luglio 2018, un lunedì. Una giornata un po' scomoda per andare ad un concerto. Durante il fine settimana una deve sbrigare certe faccende che non riesce a fare durante la settimana: riparare qualcosa in casa (a me è capitato di dover pulire un tubo di fognatura nel garage), di fare delle compere (mia moglie mi ha convinto che devo comprarmi un paio nuovo di infradito), oppure si vede con gli amici. Alla fine succede che i lunedì sono una giornata di riposo. Però l'occasione era irripetibile e mi sono sacrificato, molto volentieri. Ha organizzato tutto mia compagna. Lei è molta attiva socialmente, dal vivo, ma anche in modo virtuale, su tutte quelle reti dedicate alla comunicazione tra le persone. Fa anche parte di un gruppo che fa un corso di cucitura. Là ha conosciuto una signora con la quale è nata una certa empatia. Così siamo andati in quattro, visto che la signora si ha portato con sé il suo marito. Io ero contento di avere una compagnia un po' più estesa, ma anche dal fatto che al ritorno tornavamo con la loro macchina.</p><p>Io sono arrivato alla zona di San Siro direttamente dall'ufficio, con la linea metropolitana 5, quella viola, senza conducente. Era la prima volta che l'ho usata. Mi sono imbarcato nella prima carrozza; è una sensazione forte vedere i binari scorrere davanti a te e non c'è nessuno alla guida. Dimenticavo, ci sono anche doppie porte: sul convoglio una, e nella stazione la seconda; si aprono contemporaneamente. Così la sicurezza è più garantita perché nessuno si può buttare sotto treno. È dura la vita anche per la gente che vorrebbe fare quel gesto estremo; ogni giorno ci sono meno possibilità per l'azione. Arrivo alla ultima fermata ed esco davanti allo stadio. Un posto che sento nel cuore considerando che sono un milanista, non di quelli sfegatati, ma ci tengo abbastanza. Purtroppo, negli ultimi anni le delusioni sono stati molto più frequenti rispetto ai momenti di gioia.</p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj05yxgKa0YQDXNGiRCB-PF6OdaJXd2Q1-bHGLm2Ws6xzI-yuCGZK9hUMUjXfcpHLkiAKlLMZLyjoLKcL44FVIJkKNmjc5vthIhGoWq7DTzuHcQ9mWTt9tNOcTfpRNiPdz9vV6laeuGibynNafH6b_8_qi5JQq-OsuMLSYqC8pQ8bWG14lgqZI/s640/jethro-tull.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;" title="Concerto di Jethro Tull a Milano"><img border="0" data-original-height="480" data-original-width="640" height="300" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj05yxgKa0YQDXNGiRCB-PF6OdaJXd2Q1-bHGLm2Ws6xzI-yuCGZK9hUMUjXfcpHLkiAKlLMZLyjoLKcL44FVIJkKNmjc5vthIhGoWq7DTzuHcQ9mWTt9tNOcTfpRNiPdz9vV6laeuGibynNafH6b_8_qi5JQq-OsuMLSYqC8pQ8bWG14lgqZI/w400-h300/jethro-tull.jpg" width="400" alt="Concerto di Jethro Tull a Milano" /></a></div><br /><p>Erano le 7 di sera e il sole stava ancora alto. Il bar dove dovevo trovarmi con il resto del gruppo era a 300 metri. Quando mi sono presentato io, loro erano già là, su un tavolo sulla strada. Ottimo, così mentre mi godo la birra potrò anche fumare. Mi sono presentato e abbiamo iniziato a chiacchierare, con una birra in mano. Il concerto iniziava verso le 9 e pensavamo di mangiare qualcosa, ma a disposizione era soltanto qualche canape e patatine, inculi nel prezzo delle bevande. L'Happy hour è diventato un modo per cenare a basso costo, ma anche la qualità non è molto alta. Di noi quattro, io ero il più piccolo; non di molto, ma era un fatto. Dopo la seconda birra ci siamo indirizzati verso Ippodromo dove si teneva lo spettacolo. Tanti anni fa frequentavo relativamente spesso il posto e conoscevo bene l'entrata, ma quella era per le corse. Quella dove si tengono i concerti era sul lato corto, almeno 10 minuti da quella principale. Alla fine siamo arrivati. Faceva caldo e si sudava. All'ingresso il controllo, abbastanza rigoroso. La merce principale che è stata sequestrata erano i flaconi di Autan. Serve per proteggersi dalle zanzare, e quelle non mancavano. Tutti sono rimasti sorpresi dal sequestro e molti protestavano; in vano.</p><p>Finalmente davanti al palcoscenico, bello ed imposante, ma in un ambiente molto umile. Qualche bagno mobile, 2 bar e poca gente, almeno per un evento come questo. Stimo che eravamo in 2, massimo 3 mila. Stavamo a 30 metri dal podio dove tra pochi minuti saliranno i miei artisti preferiti. In effetti, dopo qualche minuto erano là e hanno iniziato subito a spolverare le vecchie canzoni. Mi sono accorto che del gruppo originale è rimasto soltanto il capo, il personaggio chiave, Ian Anderson. Quest'anno compie 71 anni e questo tour mondiale è per festeggiare 50 anni di attività del gruppo. I capelli se ne sono andati da tanto tempo, ma la sua bravura è rimasta uguale. Quando si mette in posizione della gru suonando il suo flauto, molti raggiungono le vette spirituali. </p><p>Due ore di concerto in continua salita, sempre verso i pezzi più conosciuti. I due bar funzionavano alla grande; un leggero tasso alcolico aumenta notevolmente il divertimento. I cestini erano pieni dei bicchieri di plastica. Il ritmo scatenato delle chitarre e dei tamburi si scambiavano con il dolce suono del flauto. La voce di Ian è ancora potente come una volta. Il finale era riservato per la loro più famosa canzone: “Locomotive Breath”. Una serata indimenticabile per, sembrava, pochi conoscitori e stimatori di questo gruppo britannico che è riuscito a distinguersi dagli altri con un approccio diverso al vecchio rock and roll. Dopo non poteva mancare il solito chiosco con i panini alla salamela e le birre. Per finire la serata in bellezza, salvo restando l'obbligo di alzarsi presto domani per presentarsi nel monotono ufficio.</p><p><br /></p>Inauthttp://www.blogger.com/profile/15395456653561695668noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-9688417.post-28386980135707760122022-01-02T03:31:00.001-08:002022-01-02T03:31:20.124-08:00La cosa<p> Questa postilla non è riferita al famoso film di John Carpenter, che mi piace assai, ma a quella cosa che hanno le femmine, che per noi maschietti, par maggior parte della nostra vita, è un oggetto di enorme interesse e desiderio. Talmente importante che la nostra lingua madre, cioè l’italiano, è piena delle relative espressione, allusioni ed aggettivi associati. Visto che siamo un popolo religioso, anche la cosa per noi è sacra nella sacrifica e contemporaneamente santa nella santifica. Ma ci sono anche molte apparizioni dove uno deve usare il cervello per capire in quale occasione e per quale motivo si è formata la parola. Oggi per happy hour mi sono fatto un po’ di birre, guardando anche delle belle ragazze che mi hanno ispirato per questo post e vi descrivo quello che passava nella mia sporca immaginazione mentre le guardavo, con le gambe incrociate e le gonnine corte (è crisi e non ci sono soldi per tanto materiale, meno male).</p><p>La gratifica potrebbe essere una parola relativamente moderna perché nel medioevo i grattaceli, da dove te la fa vedere, non esistevano. Oppure si trattava del fatto di averla gratis; mmmm.., direi che quest’ultima è molto più plausibile e desiderabile. Quando un maestro, oppure capo di qualcosa, vuole far star buoni gli alunni, o i propri uomini, gli deve dare qualcosa in cambio come premio per il fatto che stiano boni e da qui nasce la bonifica; nella sua presenza le cose definitivamente migliorano. Oppure si tratta di quelli casi disperati, quando verso il fine del mese in mancanza dei contanti uno prova a pagarla con i boni pasto che gli da l’azienda.</p><p>Sulla modifica sono indeciso sui modi come affronta le sfide maschili, oppure sulla modica qualità della stessa. Se malefica, allora dei dubbi spariscono e si sa che è meglio evitarla. Se una si gratta, che non è molto piacevole nemmeno per gli utenti, perché dopo lo dobbiamo fare anche noi, cioè utenti, la chiamano grafica. Ma mi viene l’idea che potrebbe trattarsi anche dei graffiti, cioè delle cose con i tatuaggi che oggi sono diventati popolari anche in quelle zone basse.</p><p>Anche la cultura straniera, alla quale siamo esposti tramite i nostri media, ha influenzato fortemente il nostro linguaggio, pertanto una scarifica è una che ti fa paura, come nella serie infinita dei film Scary Movie. La vedi è ti spaventi? Non mi è mai successo, ma se è una che appartiene ad una vecchietta può darsi che fa questo effetto e ti provoca un certo terrore.</p><p>Ma io ho la mia preferita, quella molto inglese. Pertanto proprio godo quando i poliziotti mi fanno una verifica dei documenti e la presenza degli aggeggi che si devono trovare al bordo. Dopo ci sono anche le derivazioni che indicano una con due palle (cioè due C), oppure molto grande (meglio evitare perché c’è poco attrito) nelle varie situazioni, come per esempio ficcanaso, un attività un po’ strana ma che succede se uno non sta molto attento in alcune posizioni. </p><p>E tutte le altre che ho tralasciato, come ad esempio significa, specifica, ecc., lascio a vuoi e alla vostra immaginazione e creatività. Se tirate fuori qualcosa carino, fattemi sapere così potrò produrre un vocabolario ficaliano.</p><div><br /></div>Inauthttp://www.blogger.com/profile/15395456653561695668noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-9688417.post-2621768804421059642021-07-01T10:30:00.004-07:002021-07-01T10:30:47.124-07:00Lago di Garda<p> Non è cambiato molto dalla mia ultima apparizione. La pandemia sta diminuendo, almeno da noi, ma non ne sono sicuro che usciremo così velocemente. Ci sono dei paesi dove la vaccinazione è andata molto meglio che da noi, hanno riaperto e adesso sono costretti di tornare in dietro. Mi domando, come probabilmente anche molti di voi: ma il vaccino funziona? Anche anno scorso, in questo periodo estivo, i contagi sono scesi moltissimo; erano meno di oggi e non c'era vaccino. Siamo oltre il 50% con almeno una dose e il virus gira. In Inghilterra sono molti di più immunizzati, ma ieri sono arrivati a 24 mila. Quella domanda che ho fatto prima viene in modo spontaneo. Non ho sentito una spiegazione plausibile, nemmeno dai scienziati più noti. Per tutti il problema è la varante delta, chiamata così per non menzionare il paese di provenienza, cioè India. Ma mi sembra di aver sentito parlare che i vaccini funzionano anche con quella. Qualche problema si ha con Astrazeneca, ma Pfizer dovrebbe proteggere bene, specialmente dopo la seconda dose. Non si voi, ma io sono piuttosto confuso. Non menziono nemmeno la confusione creata con gli effetti collaterali di Astrazeneca che ci ha messo qualche dubbio sulle competenze di quelli che dovrebbero capire di più rispetto a noi, i cittadini comuni.</p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi4IJaLGcNRp2II5_e1FRV7vNcERIPjsMeo9veVDIqVHept7xISKoKSSdwY-zgVxQHro2JYMlhCmjzAizijWlsGSZJH943ppCVsNGpETJJhjDIjqNjp6BBvl35YC5TkisSQy2JRpQ/s640/lago-di-garda.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="Vista sul Lago di Garda e le montagne attorno" border="0" data-original-height="480" data-original-width="640" height="300" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi4IJaLGcNRp2II5_e1FRV7vNcERIPjsMeo9veVDIqVHept7xISKoKSSdwY-zgVxQHro2JYMlhCmjzAizijWlsGSZJH943ppCVsNGpETJJhjDIjqNjp6BBvl35YC5TkisSQy2JRpQ/w400-h300/lago-di-garda.jpg" title="Lago di Garda e le montagne attorno" width="400" /></a></div><br /><p>Basta, cambio il tema, o quasi. Sono sempre in smart-working. Non mi lamento, ma sta diventando un po' noioso. Per questo mi sono fatto una piccola vacanza. Vivo a Milano, ma la società per la quale lavoro è di Roma. Perciò, il mio santo, meglio dire santi che festeggio non lavorando sono Pietro e Paolo, 29 giugno, per quelli che non se la cavano bene. Non mi dispiace questa discrepanza. Per Sant'Ambrogio tutti i milanesi sono in giro e io oddio gli affollamenti, anche prima del Covid. La festa cadeva martedì, pertanto con un giorno di feria potevo fare 4 giorni. Per contenere la spesa mi sono limitato a 3 giorni e due giorni di pernottamento. Inoltre, partire sabato da Milano verso lago di Garda, vuol dire prendersi tanto traffico in quanto ci sono tanti che viaggiano per il fine settimana. Sono partito da casa domenica, nel primo pomeriggio. Appena sceso dall'autostrada ho avuto il piacere di constatare che ho scelto bene. Ho preso la strada che accosta il lago dell'ovest, andando verso nord. Il traffico di gente che ha già iniziato il ritorno era notevole: una coda infinita delle auto vetture. Con me c'era anche la mia compagna. La destinazione iniziale era Gardone Riviera. Siamo arrivati e abbiamo trovato il nostro albergo, a pochi metri dal lago. Costava poco ed è vicino al Vittoriale degli Italiani che era scelto come la metà principale della nostra gita prolungata.</p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEil7Ua5ekdthpqvmXA-fmwXWtGOEFkxsphMCOf4kRRTkWssjOpKdznfBPZI76E0kvJ5vLPkqbgNyrNISD0-qwGZON4x1kZ-Fh4tAtvNDuFnVRTPiwiw1GVS3deaqaJ_f6HOwCq4GQ/s640/lago-di-garda_gardone-riviera.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="Lago di Garda - una spiaggia a Gardone Riviera" border="0" data-original-height="480" data-original-width="640" height="300" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEil7Ua5ekdthpqvmXA-fmwXWtGOEFkxsphMCOf4kRRTkWssjOpKdznfBPZI76E0kvJ5vLPkqbgNyrNISD0-qwGZON4x1kZ-Fh4tAtvNDuFnVRTPiwiw1GVS3deaqaJ_f6HOwCq4GQ/w400-h300/lago-di-garda_gardone-riviera.jpg" title="Lago di Garda - una spiaggia a Gardone Riviera" width="400" /></a></div><br /><p>Dopo una breve passeggiate al centro del paese, abbiamo scelto un ristorante panoramico per la cena. Il mio cellulare indicava una distanza di soli 600 m dal nostro albergo. Non faceva vedere il dislivello. Siamo partiti in salita. La distanza diminuiva, ma la pendenza aumentava. Direi che la pendenza media era sui 15 gradi: se ci pensavo un po', il ristorante panoramico... La vista sul lago era bella, ma il cibo un po' meno; direi sotto la media di un ristorante italiano. Il giorno dopo, fatta la collazione, ci siamo indirizzati a piedi verso il Vittoriale. Circa 20 minuti, ma anche la l'ultima parte in salita: basta! Per chi non lo sa, il Vittoriale è un area con edifici, parchi e altre cose, in parte comprata da D'Annunzio ed in parte anche edificata e sistemata da lui. Dopo la sua morte, lui ha regalato questo complesso allo Stato Italiano, è stata creata una fondazione che ha continuato arricchimento, inserendo tra l'altro molte opere d'arte, prevalentemente sculture. Le ultime sono datate da meno di un anno. </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjHVi4SUqRosJUCfX-a-KnoYMWmtote8uxuLaz4k8P3RuIe8D7KpMLwqhj8N3e4Z0_Ve__iqHOOPH3H1FUBXa8sjYZnJX-9GqTnwxLKRPq9Gc7MdFzSAr3MkHX2q6PancCHjyWiQw/s640/lago-di-garda_limone-sul-garda.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="Lago di Garda - Limone sul garda" border="0" data-original-height="480" data-original-width="640" height="300" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjHVi4SUqRosJUCfX-a-KnoYMWmtote8uxuLaz4k8P3RuIe8D7KpMLwqhj8N3e4Z0_Ve__iqHOOPH3H1FUBXa8sjYZnJX-9GqTnwxLKRPq9Gc7MdFzSAr3MkHX2q6PancCHjyWiQw/w400-h300/lago-di-garda_limone-sul-garda.jpg" title="Lago di Garda - Limone sul garda" width="400" /></a></div><br /><p>L'ultimo giorno abbiamo deciso di fare il giro completo attorno al lago. La prima sosta era a Limone sul Garda. Il paesino molto carino ma era strapieno dei turisti. Vista anche un po' di paura del contagio, e l'estremo caldo (stavamo sui 35 gradi), non è che mi sono divertito troppo. Dopo siamo arrivati a Riva del Garda, dove abbiamo trovato un forte vento e centinaia dei surfisti che sfruttavano la sua potenza. La cittadina mi è piaciuta molto di più rispetto al Limone. Ci siamo fatti una birra ed anche uno street food trentino: pattate e speck fritto - molto buono. Abbiamo proseguito verso sud, sulla strada che accosta il lago dalla parte orientale. Un notevole cambiamento del paesaggio. La zona è più piana, la strada più larga e meno tortuosa, e ci sono anche numerose spiagge. Ci siamo fermati a Malcesine per una breve passeggiata e ala fine a Garda. Entrambi i posti sono molto carini, ma il caldo ci spingeva di trovare un riparo in ombra con una birra, da parte mia, oppure prosecco che consumava mia moglie. Si è fatto il tardo pomeriggio ed è arrivata l'ora di tornare a Milano. Tre giorni di cambiamento, di movimento e di riposo dalla vita quotidiana, quella del lavoro agevole.</p><div><br /></div>Inauthttp://www.blogger.com/profile/15395456653561695668noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-9688417.post-55174233877519673392020-11-26T05:41:00.001-08:002020-11-26T05:41:10.157-08:00Egoismo<p> Il fatto è che, visto che il lavoro in ufficio per me praticamente non esiste più, il titolo di blog non ha più senso, o quasi. L'ufficio è a casa, perciò diventa una cosa strana e curiosa fare qualcosa dopo, visto che sei nello stesso posto prima e dopo. Sì, sono un po' confuso: ammetto umilmente. Sono le 7 di sera. Normalmente a quest'ora faccio le cose diverse, cioè normalmente riposo, senza intraprendere le altre attività. Ma oggi mi sento un poco nervoso e non riesco a risalire al motivo. Pertanto mi sono detto: siediti e scrivi qualcosa: forse ti rilassa e può darsi che esce fuori anche qualcosa di buono. Sai, l'umore è importante in quanto può dare l'ispirazione che è tutto per la creazione. Ed eccomi qui. Ho iniziato, dopo mi sono fermato un attimo e ho acceso il televisore. Volevo veder se la curva dei contagi scende e ci diminuisce quella pressione psicologica alla quale siamo esposti, da un bel po' di mesi. Ma la notizia del giorno è la morte di Diego Armando Maradona. Ho girato tutti i canali che danno le notizie 24 ore al giorno, ma dappertutto è uguale. Si parla soltanto di lui.</p><p><br /></p><p>Va bene, dico anche io la mia. Sarà un po' contro tendenza, ma siamo in una rete libera dove ognuno, almeno per adesso, può dire la sua. Non voglio parlare di lui, ma di noi. La grande maggioranza è molto rattristata da questo evento. Lo vedevano come un idolo, come il miglior calciatore di tutti i tempi. Io non sono esperto calcistico e mi ricordo di tanti nomi grandi che potrebbero entrare nella competizione. Qualche giorno fa ho assistito ad un dibattito tra due famosi giornalisti sportivi che erano indecisi se quel titolo prestigioso assegnare a Pelé o a Maradona. Uno di loro due a fatto un'affermazione che condivido pienamente: io non sono sicuro chi era il migliore tra loro due, ma sono sicuro che Pelé era più elegante. L'eleganza intesa come stile di vita, modo di esistere, non quella del gioco stesso.</p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhoS-EdUpMLb6bRH6QCn9xnqDPkDYssLpBOOS90M_w1JVWMCGvJm972RQbrVUyDBwXj0F_UYr86lVikeJ3NUgfKDCkDUb-ryxchzW5RAe_Y5cpAy4vne5mSzcVJF35NI6lAFkbG0g/s640/isolati-nella-natura.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="Isolati nella natura - un posto ideale per la quarantena" border="0" data-original-height="480" data-original-width="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhoS-EdUpMLb6bRH6QCn9xnqDPkDYssLpBOOS90M_w1JVWMCGvJm972RQbrVUyDBwXj0F_UYr86lVikeJ3NUgfKDCkDUb-ryxchzW5RAe_Y5cpAy4vne5mSzcVJF35NI6lAFkbG0g/s16000/isolati-nella-natura.jpg" title="Isolati nella natura" /></a></div><div>Ma questo che mi colpisce è l'idolatria verso una persona, molto discutibile se tutto guardiamo da un altro aspetto. In Italia si usa molto la parola i nostri valori. Se si fa un sondaggio tra la gente tra questi valori principali, finirebbe anche l'onestà. Ecco, questa virtù non è molto associabile al nostro eroe, anzi. Visti i suoi pregressi nel campo, in questo momento parlo soltanto di questo, tutti si ricorderanno i quarti di finale del Mondiale 1986, quando lui segno un gol irregolare contro l'Inghilterra, facendo passare il turno alla sua nazionale. La mano con la quale ha segnato il gol irregolare, ha chiamato "mano di Dio". Disonesto, egocentrico, prepotente ed anche blasfemo. Eppure tutti lo adorano. Dopo, finita la sua carriera sortiva, non ha dato un bel esempio ai nostri giovani, che volevano diventare i calciatori. Mi ricordo anche che non ha pagato un bel po' di tasse che doveva sborsare qui in Italia. Non è un grande esempio di una persona per bene, come si intende comunemente, ma guai si tocchi il mio idolo. La domanda è semplice: ma perché noi spesso adoriamo le persone che, guardando da un certo punto di vista, non meritano la nostra stima? Zaia direbbe: fattevi una ragione!</div><p><br /></p><p>Saltiamoci sopra e cambiamo il tema. Parliamo della situazione sanitari attuale, oppure di quella economica. Non molti riescono e vedere il problema nel suo complesso, cioè che due cose non possono essere sfrontate separatamente. Andiamo su un'estremità, del tutto irrealistica, ma che aiuta a comprendere meglio il problema, e guardiamo tutto avendo una quantità illimitata dei soldi nelle casse dello stato. Uno direbbe che forse non è nemmeno tanto irrealistica perché lo stato stampa i soldi. Sì e no! Non entro qui in merito, ma i soldi che si stampano non sono realmente dello stato e dall'altra parte, tanti soldi nuovi provocherebbero in teoria anche l'inflazione. Sarebbe anche qualche altro modo, ma lasciamo perdere. Allora, i soldi non mancano, pertanto la pandemia la risolvo in un brevissimo tempo. Chiusura totale, di tutto quello che non è necessario per l'esistenza fisica; in specie di chiusura di questa primavera, più o meno. Il virus non si diffonde e tutti quelli che soffrono perché non lavorano, prendono i soldi dallo stato. Due o tre mesi e siamo fuori dal tunnel. Qui ovviamente considero l'Italia del tutto isolata dal resto del mondo. Il problema sanitario è minimo e non ci sono problemi economici e sociali in quanto lo stato fornisce i soldi che servono. Bello!</p><p><br /></p><p>Sappiamo che nemmeno quelli che sono meglio organizzati e più disciplinati di noi non possono fare questo. Questo punto di vista ci aiuta ad aprire di più gli occhi e comprendere meglio la situazione. Le regole non possono dettare gli scienziati, cioè i medici, ne imprenditori ed artigiani. Dove si ha una discordanza così grande tra due necessità primarie della società, per forza entra in gioco la politica. La politica è proprio mediazione tra le varie problematiche, dove la soluzione di una esplicita l'altra e vice versa. Chi è che fa la politica? I politici! Qui casca tutto. La nostra classe dirigenziale non riesce a svolgere il loro compito per le incapacità intrinseche. Loro sono come noi, cioè gli elettori che li eleggono. Tutti noi e loro siamo egoisti e pensiamo soltanto alle nostre esigenze ed eventualmente a quelle dei nostri più vicini. Degli altri ci importa molto poco. Ma senza altri, nemmeno noi possiamo esser felici e prima o poi ce ne accorgeremo.</p><div><br /></div>Inauthttp://www.blogger.com/profile/15395456653561695668noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-9688417.post-82649182949110059612020-05-16T08:13:00.002-07:002020-05-16T08:13:36.951-07:00Una birra memorabileOggi è sabato ed io normalmente posto nei giorno lavorativi, cioè dopo ufficio (a volte anche durante, ma non lo dite a nessuno). Non pensavo di scrivere qui oggi, ma un evento mi ha spinto a cambiare l'idea e di rompere l'abitudine. Mi sono alzato tardi stamattina; la notte prima ho dormito poco e male. C'era un nubifragio a Milano che mi ha tolto il sonno. I tuono erano fortissimi e io non riuscivo ad addormentarmi. Appena si tranquillizzava l'atmosfera e mi veniva il sonno, la tempesta ricominciava. Mi sono alzato alle 3 di mattina e mi sono detto: dai mangia qualcosa. A stomaco piene si addormenta più facilmente. Il problema è che quando parto a mangiare di notte, e mi capita di frequente, non riesco a fermarmi. Ho fatto fuori mezzo pacchetto dei biscottini e 2 tazze di latte freddo dal frigo. Lo so, è meglio scaldarlo, ma non avevo voglia di accender il gas a quel ora. Sono tornato a letto e alla fine mi sono addormentato con fatica. Visto che il giorno dopo, venerdì, mi dovevo alzare relativamente preso, per lavorare da casa (ma gli orari di ufficio li rispetto comunque, tutto il giorno mi sentivo parecchio stanco. Ecco la ragione per la quale stamattina mi sono alzato tardi; erano quasi le 11.<br />
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Il caffè, le notizie e un rilassamento sul divano. Arriva la mia moglie. Devo precisare che lei era in piedi dalle 8 e si era già stufata della giornata. Caro, diceva lei, andiamo a fare un giro a Idroscalo. Per quelli che non sono di Milano, è un lago artificiale, usato per l'atterraggio degli aerei, e che Milanesi chiamano Mare di Milano. Guardo fuori. C'è solo e tante nuvole, alcune piuttosto nere e minacciose. Non siamo usciti insieme da 2 mesi. Va bene cara, andiamo. Un po' prima del mezzogiorno eravamo là. Pagato il parcheggio, 3 euro, ci siamo diretti verso l'entrata. In questi tempi, è' abilitata una solo, per agevolare il controllo delle persone che entrano. All'entrata due poliziotti e dopo il tizio che misura la temperatura corporea. Siamo ammessi. Partiamo con il nostro giro. Mia moglie è evidentemente in uno stato di felicità. Caro, dopo due mesi stiamo facendo una passeggiata insieme; sono tanto felice. Subito all'inizio del nostro percorso c'è un bar ed è aperto. Divento felice anche io. Al ritorno ci prendiamo una birra qui, esclamo, ma con un leggero punto di domanda alla fine, una supplica. Lei mi guarda gentilmente e acconsente. Ma quanto poco ci vuole per acquisire un buon umore.<br />
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Rispetto ai tempi normali, la gente in giro è poca. Quasi tutti con le mascherine. La distanze sono abbondanti e la sicurezza è garantita. Il sole scalda, ma non troppo perché c'è un velo delle nuvole. Le condizioni ambientali sono perfette; non f troppo caldo ed il sole non brucia la mia testa calva. Con una certa piacevolezza le gambe si muovono, prima una dopo l'altra. Scopro che ci sono delle nuove sculture messe lungo il sentiero. Alcune sono carine, ma una è piuttosto brutta. Ci sono tante cose che chiamano arte e che non meritano questo attributo. Dopo mezz'ora abbiamo deciso che lo sforzo era sufficiente. Ci sediamo su una panchina. Mia moglie tira fuori due piccole focacce con le ulive. Quando siamo partiti, ci siamo fermati da un fornaio per comprare il pane e nella borsa sono finite anche queste due focaccine. Meglio mangiare qualcosa prima di bere. Bastano 4 morsi per farla finire, ma a me basta; ed è anche buona. Stiamo tornando ma con un sentiero parallelo, più a nord.<br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjFVlzK83cY6qefU4itKtmnAM4OQYVLy1yfAsH9NBivOkktFZJP9ZY-ZQ_EzfLB2CvIWxMdlR05V35ZkXMM1DVnP2zEL2lFWak4BWJsg9oBHDfILgjPMaZ_YhNHX5vOeGqXx2ZzGQ/s1600/una-birra-memorabile.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="Una birra memorabile all’Idroscalo" border="0" data-original-height="480" data-original-width="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjFVlzK83cY6qefU4itKtmnAM4OQYVLy1yfAsH9NBivOkktFZJP9ZY-ZQ_EzfLB2CvIWxMdlR05V35ZkXMM1DVnP2zEL2lFWak4BWJsg9oBHDfILgjPMaZ_YhNHX5vOeGqXx2ZzGQ/s1600/una-birra-memorabile.jpg" title="Una birra memorabile all’Idroscalo" /></a></div>
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Si sviluppa dentro un boschetto che ci garantisce un po' di ombra. Le nuvole si sono diradate ed il sole è diventato più forte. Trovare ogni tanto l'ombra di un albero è piacevole. Ci stiamo avvicinando al bar. Ancora un po'... Ci siamo! Una birra grande, per me, ed una piccola per lei. All'improvviso mi viene voglia di bere anche un caffè da bar. Lo prende anche lei. Ci servono caffè in bicchierini di carta, non nelle solite tazzine. Sono da asporto, ci spiegano. Va bene! Beviamo il caffè al banco e il personale (sono in 3) non protesta. Tanto si beve in un attimo. Ci prendiamo le nostre birre e ci allontaniamo. Non si possono usare le sedie del bar perché è contro il regolamento. In effetti, dovrei camminare e bere la birra. Non se ne parla. A pochi metri di distanza troviamo una struttura per il gioco dei bambini. Dietro ci sono anche due sedie. Ci accomodiamo. Sto per assaggiare la birra. Il bicchiere è di plastica, non di vetro, e questo mi toglie un po' di gusto, ma questa è la prima birra fuori casa dopo più di due mesi. Assaggio. Il liquido dorato scivola giù. Che piacere. Memorabile.<br />
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Chiedo a mia moglie di farmi una fotografia, per la memoria, per il ricordo. Così un giorno mi ricorderò che le piccole cose fanno la felicità. Ci ripetiamo tutti questo slogan, ma in effetti non lo comprendiamo molto, finché non arrivano i tempi duri. Finita la birra ci indirizziamo verso la macchina e torniamo a casa nostra. Dopo il pranzo un piccolo riposino con le immagini nella mia testa di una giornata felice, rilassata. Adesso sono qui, davanti alla testiera, premendo i tasti per onorare questo evento anche sul web. Forse qualcuno lo leggerà e condividerà le mie emozioni, legate ad un bicchiere di liquido a basso contenuto alcolico. Cin cin!<br />
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Inauthttp://www.blogger.com/profile/15395456653561695668noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-9688417.post-29481194102885871732019-11-12T08:11:00.005-08:002019-11-12T08:18:37.180-08:0015 anni con voiTutto vero, quello che è scritto nel titolo dell'articolo. Questo è il mio primo blog in assoluto. Non capivo nemmeno che cavolo è un blog, ma tutti hanno iniziato ad aprirli e così ho seguito la corrente. Quando l'ho creato, uno dei primi problemi era intitolarlo. Come sono arrivato a dopo ufficio non mi ricordo molto, ma probabilmente stavo dentro la stanza del titolo e pensavo a quello che mi circonda, aggiungendo il desiderio di stare fuori quel ambiente. Lo so che tutti pensate che sono un impiegato pubblico, ma non è vero: sono semplicemente pigro e spesso non ho voglia di fare quello che dovrei. Tutto qui!<br />
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Se guardate la colonna a sinistra, sotto la voce archivio, potete constatare che il mio primo post è datato 19 dicembre 2004. Era un messaggio di prova e dopo ha seguito una serie di annunci parrocchiali divertenti, rubati da qualche sito o blog da parte mia. Per qualche anno sono andato così, spesso prendendo in prestito il materiale degli altri. Ero poco o per niente originale per il semplice motivo che la motivazione non era blogare, ma avere un posto dove posso inserire i collegamenti verso i miei siti, quelli che contavano davvero; oppure dovevano contare. Dopo si è fatta sentire la divinità del web, già allora al potere (con tempo diventerà un potere assoluto), e ha detto che non si possono copiare i contenuti e chi lo fa sarà punito. Cumino, mi tocca lavorare, cioè essere creativo e scrivere qualcosa proprio.<br />
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C'era un altro parametro importante: la lunghezza del post. All'inizio si parlava di 200 parole e tutti i miei primi scritti erano limitati su questa quantità. Dai, in pochi minuti ci si riesce a scrivere una cosa del genere. Col tempo, anche questo parametro ha subito delle modifiche ed oggi cerco almeno 600 parole. Dicono che ci vorrebbero anche più di mille, ma io mi stanco molto prima e non voglio guastarmi la salute mentale per rispettare certi obblighi che tutto sommato non hanno nemmeno certezza. C'è qualche genio del web che spara una e tutto iniziano a diffondere il sapere, non proprio e a volte nemmeno il sapere. Direi, da quello che vedo, che dal 2009 ho iniziato a scrivere le cose un po' più lunghe. Il blog è imposto dal fornitore del servizio (sempre a dipendenze della santità del web, che il suo potere sia sempre con noi) e su questo c'è poco da fare. Ma d'altronde si parlava sempre di più dei contenuti. Certo, il testo è un contenuto base, ma intuivo che Lui apprezzava qualcosa di più e così ho cominciato ad inserire ogni tanto qualche fotografia. Ma da dove le prendo, le foto? Non si ruba in giro, questa me lo ricordavo bene e pertanto ogni tanto usa la mia macchinetta digitale. Si va a fare una passeggiata pomeridiana di domenica. Si scattano le foto degli alberi, del cielo con le nuvole (senza nuvole tutto è troppo sbiadito e manca il contrasto) e non si disprezzano dei paesaggi contenenti tanti albere e magari un fiume, oppure un canale, quello vicino al paese dove abito. <br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiv0EatS8HV60aWJW9WOOJ7qxyASoAZGtquetSSkxcy-XwKEDpG2uEpzgzR8wtdBx02rEYvP3FXw4xR1jzM4TMIQPptMIFqKeGXLG-1VWwCN5HU6aB1DV0djc0cGPy4Lz3Di6AYAQ/s1600/post-numero-59.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="Post numero 59" border="0" data-original-height="480" data-original-width="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiv0EatS8HV60aWJW9WOOJ7qxyASoAZGtquetSSkxcy-XwKEDpG2uEpzgzR8wtdBx02rEYvP3FXw4xR1jzM4TMIQPptMIFqKeGXLG-1VWwCN5HU6aB1DV0djc0cGPy4Lz3Di6AYAQ/s1600/post-numero-59.jpg" title="Post numero 59" /></a></div>
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Anche oggi ho l'abitudine di controllare il numero di parole a metà della scrittura. Sono appena riuscito a superare la metà di mille. Vai, ancora un po' di pazienza e di impegno. Come si vede, scrivo in stille corrente del pensiero in quanto cerco di raggiungere lo scopo in meno tempo possibile. Questo decisamente diminuisce la qualità del contenuto, ma aumenta la dinamicità del testo. Cerco sempre di sforzarmi di scrivere le frasi brevi, ma mi sono accorto che questo è contro la mia natura. Io sono psicologicamente una persona complessa ed è così anche il mio modo di esprimermi, anche dopo ufficio. Ed è difficile scapare da se stessi. Il carattere si è radicato profondamente nella nostra persona ed è molto difficile cambiarlo. Ritengo che sia meglio assecondarlo. La prima considerazione che in questo modo siamo noi stessi, e siamo anche più veri e credibili. Mi sono stancato, perciò adesso mi farò un caffè e dopo continuo. Mancano ancora circa 8 righe per arrivare al fondo della pagina, che tutto sommato è la misura visibile del traguardo finale, almeno per quanto riguarda la lunghezza. Il controllo matematico mi mostra che la prima cifra è 7, il mio numero fortunato e da molti ritenuto un numero sacro e spirituale.<br />
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Come dicevo, il mese prossimo si arriva all'anniversari, ma nel giorno fatidico io non sarò a casa e non potrò scriver un posto. Pertanto, mi prendo questo impegno oggi, con un po' di anticipo. Pausa caffè. Il liquido nero non mi ha sodisfatto molto in quanto era troppo acquoso. Ho fretta di finire perché devo prendere un treno, ma per produrre un buon caffè devi avere la pazienza ed inoltre devi metterci l'amore. Ci sono quelli 4 ragazzi inglesi che dicevano che l'amore è tutto quello che ci vuole. La prima cifra è diventata un 8. Grande me!Inauthttp://www.blogger.com/profile/15395456653561695668noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-9688417.post-52213729607544681332019-05-06T07:00:00.002-07:002019-05-06T07:05:56.667-07:00DentistaSe si facesse un sondaggio tra la gente che lavora, chiedendo se è meglio in ufficio o dopo ufficio, il risultato sarebbe scontato: la seconda opzione vincerebbe nettamente. Però, ci sono dei casi dove il dopo ufficio non è molto piacevole: per esempio quando si deve andare dal dentista. Oggi, alle 18:15, devo fare il controllo, e questo, almeno spero, non rientra nei casi spiacevoli, perché non aspetto il dolore e tutto dovrebbe finire entro un quarto d'ora. Per la tempistica sono abbastanza sicuro, ma l'orario del ricevimento dal mio dentista è molto flessibile, e può durare anche un'ora in più del previsto. Ma torniamo indietro con la storia.<br />
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Era un giovedì. Sabato dovevo partire per una lunga vacanza. Durante la pausa pranzo mi sono recato come al solito nella mensa aziendale. Ho preso una pizza. Di norma è buona, ma parecchio dura. Arrivato alla metà della porzione sento qualcosa di strano in bocca. Toco dentro, in modo molto discreto, comprendo il dito con il tovagliolo, e trovo un pezzo di un dente; si è spezzato. Praticamente è rimasta soltanto la radice. Già da tempo sentivo che la c'è qualcosa che non va. Quando passavo con il filo interdentale, quello non andava liscio, ma a volte si bloccava. Avevo deciso di passare per un controllo dopo la vacanza, ma il dente ha deciso di saltare prima. Tutto sommato, ho accettato con la filosofia l'evento e giorno dopo ho chiamato l'ordinazione per prendere un appuntamento, appena torno dalla vacanza. Di sera, era venerdì, finisco la cena e mi prendo un cioccolatino. Di nuovo, un dente spezzato, ma dall'altra parte. Anche la avevo qualche dubbio, ma...<br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhuC_16JyxOb9MOpWcJOzfFGFONx9GfR_rYBXvBff6dtOeFpcWnELla_9hUSPI5EIkeijHUtNTneOybWWJgRtCtZJumjYh0WWeKxWHQ26T9SRKXSBlnzCzS_Fy-8SogOi0UpmzWIQ/s1600/vacanza-prima-del-dentista.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="In vacanza, prima del dentista" border="0" data-original-height="480" data-original-width="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhuC_16JyxOb9MOpWcJOzfFGFONx9GfR_rYBXvBff6dtOeFpcWnELla_9hUSPI5EIkeijHUtNTneOybWWJgRtCtZJumjYh0WWeKxWHQ26T9SRKXSBlnzCzS_Fy-8SogOi0UpmzWIQ/s1600/vacanza-prima-del-dentista.jpg" title="In vacanza, prima del dentista" /></a></div>
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Pazienza. La vacanza era di quelle lunghe e costose, che si fanno forse una volta sola nella vita. Pertanto, ho rimosso dalla mente i denti caduti e mi sono goduto la vacanza. Comunque, mentre mangiavo non riuscivo proprio a dimenticare la problematica in quanto due denti mancanti si sentono mentre si mastica. Tre giorno dopo la fine dello spasso, mi sono presentato dal dentista. Siamo quasi amici. Gli ho raccontato brevemente dove sono stato e dopo ho fornito le informazioni sulla rottura dei denti: gli ho fatto vedere anche gli oggetti smariti che avevo conservato. Ha dato un'occhiata e dopo ha fatto la radiografia. Niente da fare. Entrambe le radici si sono spezzate in due pertanto devono essere estratte. Mi ha elencato tre opzioni per dopo e alla fine abbiamo scelto insieme a fare l'impianto, per meglio dire 2 impianti. Rendendomi conto della portata dell'intervento, ho chiesto il prezzo. Elevato. Sopravvivrò, ma qualcun altro, meno abbiente economicamente, dovrebbe prendere un prestito oppure rinunciare a comprare una macchina usata. Il nuovo incontro, quello operativo. È stato fissato per la settimana prossima.<br />
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Mi sono presentato alle 16:00. Di norma vengo più tardi, dopo ufficio, ma qui ci voleva l'assistente e lei se ne va alle 17:30, se no chiede gli straordinari. Mentre aspettavo mi hanno fatto bere un forte antidolorifico, dopo mi hanno vestito per l'operazione: cappellino, copri scarpe ed un lenzuolo sopra i miei abiti (se inizia a schizzare qualcosa, mi hanno spiegato). L'anestesia era forte e non sentivo niente ma intuivo che l'estrazione procede lentamente, con qualche problemino. Finita questa, bisognava infilare nell'osso una specie di bullone e per questo ci vuole trapano. Qui mi fermo, perché ho iniziato a perdere l'interesse per quello che succedeva nella mia bocca e pregavo intensamente che tutto finisse. Il dolore non c'era, ma tenere la bocca aperta e subire la cacata dei vari liquidi che vogliono finire nella mia gola, era diventato quasi insopportabile. Dopo circa un'ora e mezza è finito tutto. Dovevo sciacquare la bocca, ma i muscoli della stessa non erano controllabili: l'effetto dell'anestesia.<br />
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Mi ha prescritto degli antibiotici ed antiinfiammatori. Sono andato nella farmacia di fronte. La tizia mi ha dato quello che era prescritti ma, visto che prendo antibiotici, ci vuole qualcosa per la difesa dello stomaco, e riuscita a infilarmi anche due integratori. Il costo di quelle due bottigliette extra è arrivato a 52 euro, doppio di quello che effettivamente dovevo comprare. Capiscono che sei uscito dal dentista, che sei contento perché la seduta è finita e sei anche un po' scioccato dagli eventi, e sanno che non opporrai la resistenza. Un guadagno extra e non di poco. Almeno loro erano contenti quel giorno.<br />
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Come avevo sottolineato nell'introduzione, oggi c'è controllo e bisogna prendere l'appuntamento per il secondo dente. Dopodiché devono passare almeno 3 mesi prima di mettere il dente nuovo. In tutta questa faccenda, c'è una cosa che non mi dispiace. Dall'altra parte della strada c'è un bar molto piacevole, e dopo l'incontro con il tizio che si diverte con i miei soldatini bianchi, dentro la mia bocca, vado là a sciacquare la bocca di quei disgustosi sapori odontoiatrici con una buona birra. Se mi scapa il treno, a volte ripeto il processo e con due sto ancora meglio. Inauthttp://www.blogger.com/profile/15395456653561695668noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-9688417.post-34508138225232200892018-09-10T07:52:00.000-07:002018-09-10T07:52:08.049-07:00Un matrimonio milaneseDue giorni fa era sabato. Alle 2 di pomeriggio mi stavo vestendo per un matrimonio. Mi sono messo i pantaloni nuovi, comprati quella mattina. La giacca era procurata un bel po' di tempo fa, ma mia moglie non era contenta con l'abbinamento: nessun paio di pantaloni che avevo andava bene, almeno per lei. Per me tutti andavano bene. Lei vince sempre. Così tutta la mattinata abbiamo trascorso nei negozi cercando un accoppiamento giusto. Alla fine è andata bene. Mi stavo osservando nello specchio e non ero scontento. Un paio di scarpe sciccose e l'immagine è stata completa. Il matrimonio, cioè la chiesa dove lo stesso si svolgerà, è nel centro di Milano, a pochi passi dal Duomo. Anche il party che seguiva era nelle vicinanze. Per i potenziali problemi di parcheggio si è deciso di lasciare la macchina in periferia e prendere la metro. Il matrimonio di chi, forse qualcuno chiederà?<br />
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Di una buona amica di mia moglie. Io l'ho vista un paio di volte. Il suo marito ho visto una volta sola; abbiamo festeggiato un capodanno, circa 10 anni fa, insieme. Così vado ad un evento dove non conoscerò praticamente nessuno. Pazienza. In qualche modo sopravvivrò. Ma forse non sarà troppo noioso. Entrambi i sposi sono legati al mondo del giornalismo milanese. Lo sposo addirittura a quello sportivo. Da meno di un anno che è andato in pensione, ma era un giornalista storico che seguiva una delle due squadre della città. Forse, forse ci potrebbe stare qualcuno dei personaggi famosi. Speriamo. Un quarto d'ora per dall'inizio siamo davanti alla chiesa. Mai vista prima. Nel centro sono a decine e scopro che anche molte altre persone non la conoscono. Siamo 130 invitati, così mi è stato detto. Una fascia medio alta di Milano. I signori tutti negli abiti grigi o blu. Sono unico con i pantaloni chiari e la giacca scura. Per il vestiario mi distingua a prima vista. Le signore sono una carrellata dei vestiti. C'è di tutto; l'eleganza, la bellezza, le stranezze ed anche qualche abito provocante, con poco materiale oppure con le trasparenze inaspettate. La media dell'età è su 50, 60 anni, corrispondente all'età degli sposi. Siamo nella media.<br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiptTC0sVsjvWgaWEfg2mTWVcbW_HWVRprX3VfvNSBWM5NiFZv8jqFQrzffNYnp1JNvUna37DLtDFxXTW7nWR6jwxtE7tZAZWVBMPa8_igsKdblHjc9j5eLUQjw3NlXjxCcuUkj-g/s1600/una-coppia-felice.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="Una coppia veramente felice" border="0" data-original-height="480" data-original-width="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiptTC0sVsjvWgaWEfg2mTWVcbW_HWVRprX3VfvNSBWM5NiFZv8jqFQrzffNYnp1JNvUna37DLtDFxXTW7nWR6jwxtE7tZAZWVBMPa8_igsKdblHjc9j5eLUQjw3NlXjxCcuUkj-g/s1600/una-coppia-felice.jpg" title="Una coppia veramente felice" /></a></div>
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Si entra nella chiesa. Sorpresa! Dentro fa molto caldo. Le chiese spesso sono fredde e d'estate è molto piacevole entrare, ma non in questa, specialmente se devo portare anche la giacca. Sudo leggermente. Entra la futura moglie, l'amica della mia. La cerimonia inizia. Dura circa 75 minuti. Un po' troppo per il mio gusto. Gli invitati non partecipano più di tanto. Se non ci fossi io con la mia voce forte, l'assemblea sembrerebbe quasi assente. Ma non si sono dati il bacio, quello ufficiale, è l'osservazione della maggioranza. Dopo, il prete che guidava la cerimonia ci ha spiegato che quello è da film americani e che nella liturgia il bacio dopo il sì non è previsto. Mi sembra un po' strano, ma non ero unico a rimanere sorpreso da quest'affermazione. Il fotografo fa le foto della coppia con gli invitati; centinaia. Finalmente è arrivata l'ora per trasferirsi nel posto dove si fa il dopo matrimonio. Pensavamo di prendere il taxi, ma una coppia aveva due posti liberi e così gli abbiamo sfruttati. Il tizio si è perso un po' nelle viuzze del centro e così abbiamo avuto a disposizione un giro turistico aggiuntivo. Era piacevole vedere alcuni posti che non avevo mai visto prima.<br />
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Il posto dove si faceva la festa è un giardino interno di un edificio storico di Milano. Entri dentro e capisci che non molti matrimoni si svolgono in un posto così bello e raffinato. I muri interni tutti coperti delle piante che strisciano sulle pareti. All'interno del cortile 3 tavoli con stuzzichini: uno con prodotti di carne, uno con pesce ed uno con le verdure. Ma niente salumi e prosciutto. La roba è molto più sofisticata. Sottolineo un piattino che chiamano "uovo perfetto". Roba strana, ma molto appetibile. I camerieri erano numerosissimi e giravano tra gli ospiti con i bicchieri di spumante. C'era anche il banco dedicato alle bevande, per quelli che volevano qualcosa di analcolico, oppure più forte. Tutto questo ho compreso in un instante. Nel secondo istante sono rimasto come una mummia. C'è l'ex presidente di una delle due squadre di calcio milanesi. Cavolo, non posso farmi sfuggire l'occasione. Mi avvicino e chiedo si vorrebbe fare una foto con me. Lui, un grande signore che piace a tutti (almeno avete capito che non è) si concede gentilmente. Mia moglie scatta con il suo smartphone. Ringrazio. Sono contentissimo. Mi sento come se facessi parte dell'alta società milanese, anche se questo non è vero per niente.<br />
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Giro un po' e faccio due chiacchiere. Ci sono altre persone che conosco dalla televisione. Ma guarda un po': sei tu quel calciatore (abbastanza) famoso. Sì, sono io. Una bella parlantina, scambio delle opinioni e dei giudizi. Una persona molto piacevole e disponibile. Arriva l'ora per mangiare qualcosa più sostanzioso. Sia richiama nella sala dove saranno serviti due primi: risotto alla milanese, in modo tradizionale e paccheri. Rimango sorpreso quando scopro che siamo seduti al tavolo principale, con gli sposi. Con noi anche la coppia che ci ha data il passaggio dalla chiesa, altre due signore senza accompagnatori ed il prete che ha celebrato il matrimonio. Non sapevo di essere così importante. Certo che non lo sono; è mia moglie. Un minimo di orgogli lo sento, devo ammetter. Finita la cena, tutti fuori per la torta nunziale e dopo la musica con un DJ di una famosa radio. Altri dolci, tanto vino e per finire un buon rum. La festa è finita a mezzanotte. Un bel evento, il migliore di questo tipo nella mia vita. Auguri e tanta felicità agli sposi.<br />
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Inauthttp://www.blogger.com/profile/15395456653561695668noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-9688417.post-82317303427731141562018-03-08T12:59:00.000-08:002018-09-10T07:55:18.588-07:00La saggezzaLa parola che uso nel titolo è quella che ti permette di dire di avere una lunga esperienza della vita, ma senza usare la parola vecchio. Tutti gli aggettivi sono corretti e sostenibili, ma alcuni suonano meglio: essere saggio è praticamente impossibile a 20 anni. Con lo sviluppo della saggezza purtroppo c'è una devoluzione della sveltezza. Il cervello ci metto molto di più per arrivare a certe conclusioni. Però con 20 anni non ci arrivi nemmeno, pertanto il dato oggettivo è questo qui: giungi alla scoperta, ma lentamente. Ma di cosa sto parlando? Fattemi tornare in me; mi sono perso per un attimo in questa ingegnosità filologica. Anche questo è uno degli effetti del tempo che passa: la dimenticanza. La quantità delle notizie diventa troppo elevata e non c'è più posto per immagazzinarle. Pertanto, se siete ancora giovani ecco un consiglio spassionato: meno memorizzate, avrete più spazio disponibile nel futuro.<br />
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Torniamo a noi. L'oggetto che ho compreso dopo un congruo tempo che ha collegato due cose delle quali parlavo sopra son le passate elezioni politiche del 2018 (se non scrivo l'anno chi sa se mi ricorderò la prossima volta dell'argomento). Di solito da noi vincono tutti. Questa volta sembrava diverso perché il PD si è proclamato perdente. Anche il loro segretario (non menziono il nome perché porta sfiga) ha ammesso la sconfitta. Molto strano per una persona così egocentrica. Ma ieri mi si sono aperti i canali celebrali ed il flusso dei pensieri si è incanalato, dando la risposta. Il vero vincitore delle passate elezioni è il Partito Democratico! Qui qualcuno aggiungerebbe tre punti di domanda, ma io ho messo un punto esclamativo: è uno scoop del quale nessuno se n'è accorto.<br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhLk7OMUPgQ7qUw3gmHaBlyLjGUyVFOMuqSfZrYW2_rFAozfg3EFcpHjltcQpExJP0I7y-eW4U9oICcKrTeSgANpd8fKljUYWvUcwA_Udwrc2Lww-nRKXE-G6TSuG6o-llpLpYRHA/s1600/la-sagezza-nascosta.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="la sagezza nascosta nelle cose" border="0" data-original-height="480" data-original-width="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhLk7OMUPgQ7qUw3gmHaBlyLjGUyVFOMuqSfZrYW2_rFAozfg3EFcpHjltcQpExJP0I7y-eW4U9oICcKrTeSgANpd8fKljUYWvUcwA_Udwrc2Lww-nRKXE-G6TSuG6o-llpLpYRHA/s1600/la-sagezza-nascosta.jpg" title="" /></a></div>
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I vari analisti spaccano la testa per indovinare i futuri scenari per la formazione del prossimo governo. L'unica soluzione che invaliderebbe la mia scoperta è l'unione tra la Lega e quelli di 5 Stelle. In tutti gli altri casi c'è un protagonista indispensabile: il già menzionato PD. Ma non basta qualche parlamentare profugo; ci vogliono tutti, ammesso qualcuno che scappa dalla soluzione finale. Nel futuro governo del paese ci sarà anche il PD. Ho fatto la mia previsione qui, pubblicamente, alla luce di sole (sicuramente piacerebbe ai pentastellati). A tempo debito potrà essere verificata e giudicata. Se sbaglierò chi se ne frega, ma se indovino sarà una pietra miliare nella mia vita. Mi chiameranno tutte le televisioni per partecipare ai loro talk-show sulla politica e sul gossip. Anche quelli dell'Isola dei Famosi vorranno avere le mie valutazioni sui loro concorrenti. Forse, addirittura mi considereranno un VIP (nemmeno adesso sono molto meno VIP rispetto ai partecipanti di quest'anno) e mi includono nella gara della sopravvivenza. <br />
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Arrivato al quarto paragrafo, mi sono fermato per un momento per rileggere il mio capolavoro sopraesposto. Del lavoro c'è, ma forse non è proprio capo. Non importa! Volevo essere profondo e divertente contemporaneamente; almeno l'intenzione si vede. La realizzazione potrebbe essere migliore, però l'onesta del pensiero c'è; tutta! Oggi sono un po' turbato per lo sciopero nazionale per i diritti delle donne. Guarda, guarda, proprio per il giorno della Festa delle donne. Indagando tra gli addetti delle ferrovie, che scioperano, ho scoperto che non hanno nemmeno un'idea perché è stato proclamato lo stato di agitazione. Per me è un problema in quanto sono un pendolare. Per questo mi sono svegliato prima del solito, per usufruire dalla fascia di garanzia.<br />
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Prima di uscire da casa ho dato uno sguardo su Forex per vedere come stanno i miei investimenti in valute estere. Le notizie non erano bone. Si prospettava una giornata grigia, ma fuori era il sole, brillante. Sono arrivato in ufficio senza disaggi, un ora in anticipo. Mentre si prendeva il solito caffè mattutino e uscito fuori che quelli della metropolitana non hanno incrociato le braccia. Mi sono collegato all'Internet per vedere cosa fanno quelli delle Ferrovie. Loro sì che sono fedeli ai loro impegni: almeno metà dei treni cancellata. Non è che negli altri giorni cambia più di tanto.<br />
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All'ritorno i treni erano quasi voti e poco puntuali. La gente non si fida e sempre di più si orienta sulla propria macchina. Questo aiuta notevolmente l'aria pulita di Milano (tutto dovrebbe essere tra le virgolette). Mia moglie soffre per me e vorrebbe comprare un appartamento nella zona dove lavoro; così eviterei 2 ore di viaggio, andata e ritorno, tutti i giorni. L'idea non è stupida, ma mancano i soldi per fare un investimento di genere. Alla fine mi chiedo: ma se tutto andrebbe liscio, come sarebbe normale, di cosa scriverei qui?Inauthttp://www.blogger.com/profile/15395456653561695668noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-9688417.post-69918948460023382642017-09-12T11:14:00.004-07:002017-09-12T11:14:46.327-07:00Film senza storiaIl cinema multisale Arcadia si trova a Melzo. La sala Energia ha lo schermo più grande d'Europa e l'hanno scorso ha preso il premio come miglior sala europea con la tecnologia più avanzata. Sono entrato dentro sabato scorso per vedere il colossal Dunkirk. Questo tipo di film preferisco vedere in un sale cinematografica perché perde tanto se si vede al televisore. L'inizio era previsto alle 17:30. Di solito sparano prima una marea di pubblicità che non sopporto. Il prezzo dei biglietti è alto e devo subire anche un lavaggio del cervello. Questo volta hanno dato soltanto l'anteprima di alcuni film in arrivo e questo mi sta bene, come informazione. Sottolineo che il biglietto questa volta era di 12 euro perché la proiezione era in 70 mm, una pellicola che offre una maggiore qualità. Sono bravi a sfilarci i soldi dalla tasca, ma almeno passo 2 ore godendomi un bel film.<br />
<br />Dopo 20 minuti stavo pensando di abbandonare la sala. Il film era noioso ma era il suono che mi dava fastidio. Una nuova tecnologia Dolby con i bassi particolarmente accentuati. Vibrava tutto in una cacofonia disordinata e violenta. Ho letto che alcuni hanno apprezzato tanto la musica. Ma quale musica? Io ho sentito soltanto rumori, infinite esplosioni e le note disarmoniche. Forse a qualcuno piace, ma io quasi volevo abbandonare. Alla fine sono riuscito a convincermi di rimanere. Maliziosamente già sapevo che ci sarà tanto materiale per una bella critica negativa. Il tema è un evento dall'inizio della Seconda Guerra mondiale quando i tedeschi hanno intrappolato 400 mila soldati francesi ed inglesi. Questi aspettavano disperatamente le navi che gli porteranno oltre la Manica, nella Gran Bretagna. Ma le navi non arrivavano. Alla fine sono stati evacuati con le barche piccole dei cittadini inglesi che si sono lasciati attirare in quest'avventura.<br />
<br />Come si fa un film su questo tema. Ho racconti le cose come sono andate o affronti una o più storie personali che in modo indiretto fanno capire cos'è successo, insieme alle sofferenze dei personaggi raccontati. Il regista ha apparentemente scelto la seconda modalità. Apparentemente, perché la storia vera non c'è. Si susseguono le immagini dei bombardamenti, delle navi che affondano e delle battaglie aeree. Delle persone si vedono poche e le loro storie non sono per niente coinvolgenti. La maggior esposizione è data h un soldato inglese. All'inizio tutti i soldati inglesi sono schierati in modo ordinato, come la disciplina militare richiede, sulla spiaggia aspettando le navi. Lui invece sembra un disertore, gira tra gli altri soldati e alla fine prova a imbarcarsi su un flottante della croce rossa, in modo fraudolente. Proprio non si capisce chi è e cosa fa. L'unica distinzione farei con il capitano inglese, suo figlio ed amico di suo figlio che con una barca partono dall'Inghilterra per salvare i soldati. Anche il personaggio del pilota di uno Spitfire. Partono in tre e ogni tanto uno viene abbattuto, ma lui è sempre là, eroe in primo piano.<br />
<br />Alla fine attere su una spiaggi, perché è rimasto senza carburante (almeno 15 minuti prima di atterraggio), e la lo catturano i soldati nemici. Nel film non si menziona mai che sono i nemici, cioè non si pronuncia mai la parola "tedeschi". Meno male che la durata è relativamente limitata; un'ora e mezza, se no mi veniva urticaria. Accesesi le luci della sala, ascoltavo un po' cosa dice il pubblico e ho visto i vari umori: ad alcuni è piacito ad altri no. Lo stesso è anche con il popolo Internet. Su IMBD il film ha un voto elevatissimo, 8,4 di 10, ma tra i commenti si trovano anche le critiche molto aspre ed argomentate. Molte delle argomentazioni condivido in pieno. Si tratta di un film che vuole stupire con le immagini, con il suono e con le scene crude di sofferenza, ma non va oltre.<br />
<br />Allora, l'arte cinematografica è come tutte le arti soggetto alle valutazioni varie. Non è un ramo della scienza che si può valutare in modo matematico. Mi rendo conto che sono in minoranza, ma sono convinto che questa pellicola non si merita tutta quella attenzione alla quale è sottoposta. Una buona parte di alcune clamorose dichiarazioni, come per esempio che si tratta di un capolavoro, sono dovute al fatto che con gli incassi occorre coprire le enormi spese che il film ha richiesto per la sua produzione. Si parla di un importo superiore ad un miliardo di euro. Soldi buttati in vano. Negli ultimi tempi le produzioni si basano sempre di più sull'azione, sugli effetti visivi e audio che sulle storie da raccontare. I tempi sono così. <br />
<br />Le nuove generazioni non riescono ad essere concentrate su una scena più di 10 secondi e per questo che si è velocizzato tutto, le nostre vite incluse. Perché a qualcuno piace così, alle grande fratello che ci osserva e controlla. Perché quando tutto si svolge molto speditamente non c'è tempo per pensare, per riflettere sul senso. Ma c'è qualcun altro che ha ragionato già e ha trovato i sensi che dobbiamo seguire noi. Gli artisti spesso si mettono in funzione di questo concetto. Mi piacerebbe capire se lo fanno a posta anche loro si trovano nella stessa trappola senza accorgersene.Inauthttp://www.blogger.com/profile/15395456653561695668noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-9688417.post-36022793643167470892017-02-08T07:53:00.002-08:002018-09-10T07:57:18.491-07:00Le regoleLa risposta a quest'affermazione in Italia è molto spesso del tipo, eh chi se ne frega. Siamo fatti così, poco disciplinati, noncuranti delle regole, specialmente se le dobbiamo rispettare noi. Se qualcun altro lo fa e a noi da fastidio (per esempio vicino di casa che fracassa fino a mezzanotte) chiediamo ad alta voce che siano rispettate. In poche parole, ci piacciono le regole flessibili. Questo è in chiaro contrasto con la parola disciplina che prevede il rispetto dei dettami. Poca disciplina e tanta fantasia per giustificare la mancanza della prima. Così nasce la creatività italiana. Sono le cose che entrano nei geni e a volte danno i risultati straordinari sui vari campi dell'operatività umana; nell'arte, nella tecnica, nei piatti di cucina. Ecco le duo cose opposte che si bilanciano, pertanto la nostra fama nel mondo è duplice, buona e cattiva.<br />
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Il fenomeno non rispettoso è diffuso in tutte i porri della società, partendo da un singolo individuo, magari un impiegato della pubblica amministrazione che non sempre timbra da solo, arrivando ai vertici politici dello stato. Il nostro primo ministro ha dichiarato qualche giorno fa che noi rispettiamo le regole (pensava a quelle europee) ma non possiamo accettare che loro rallentino la nostra crescita. Le parole non erano proprio queste, ma il concetto è corretto. Ecco una prova come siamo fatti; siamo molto flessibili e molto bravi a parole. Se gli si faceva notare questa contradizione all'interno di una frase molto breve, né sono sicuro che dava una spiegazione molto creativa, all'italiana. Però...<br />
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Però, siamo andati oltre ogni limite. La mancanza di rispetto delle regole ci a portato sull'orlo di una voragine. Spero che nessuno dirà che dovremmo fare un passo in avanti. Un fatto culturale, diventato quasi genetico, e molto difficile curare. Specialmente è difficoltoso sanare una cosa che non è nella tua conoscenza. In effetti noi ancora non siamo riusciti a capire cosa ci a portato al ciglio del crepaccio. La maggior parte di quelli che danno colpa all'Europa e all'euro, pensa veramente così. Ci sono anche quelli che capiscono bene il problema, ma non hanno alcuna convenienza di risolverlo, o almeno di provare. La loro posizione in un sistema ipocrite è buona e invidiabile dalla maggioranza delle persone. Perché allora dovrebbero combattere il sistema che gli ha portato al successo?<br />
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Sento la nostra dirigenza lamentarsi per l'austerità imposta dall'Unione Europea. Qui apro una parentesi. Noi siamo parte di quella unione e le regole le abbiamo create e firmate anche noi, perciò è poco corretto (ma conveniente politicamente guardando) parlare in terza persona. Perché è conveniente per loro? Perché ci vuole sempre un nemico verso il quale indirizzare la rabbia delle masse. Un buon nemico, interno o esterno, era uno delle pietre fondamentali dei vari fascismi e comunismi. Noi ne sappiamo qualcosa su entrambi. Il primo lo abbiamo inventato noi e con l'altro abbiamo flirtato cosi tanto che anche esso ci è entrato nei geni.<br />
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Quelli politici proprio sfacciati semplicemente danno la colpa all'Europa senza alcuna argomentazione; a gente già piace così. Quelli che vogliono sembrare più seri (non dico che lo sono), provano anche a dare qualche argomentazione. La stretta sulla politica monetaria non ci permette di indebitarsi ulteriormente e noi quel ulteriore debito lo useremmo per rilanciare l'economia e l'occupazione. Cavolo, sei già indebitato fino al collo e vorresti aumentare ulteriormente il debito? Ci potrebbe anche stare, ma la storia ci insegna che i nostri indebitamenti non sono mai stati produttivi. Vedi per esempio i miliardi investiti nelle opere iniziate e mai finite e le spese assistenzialistiche, specialmente al sud. E loro vorrebbero tornare alla lira! La nostra lira è stata sempre una valuta debole. Se non avessimo avuto l'euro 15 anni fa, oggi probabilmente saremmo già da tempo in bancarotta.<br />
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Noi che abbiamo un mutuo da restituire sappiamo benissimo quale è la differenza tra un tasso di interesse del 3% e del 7%. Con la lira avremmo quest'ultimo e il debito sarebbe sicuramente oltre 150% del prodotto interno lordo, soltanto per questa ragione. Tenete conto che Renzi, anche con le strette imposte è riuscito a spendere nostri 10 miliardi per comprarsi i voti per le europee. Pensate un po' quanto spenderebbero senza qualcuno che li sorveglia. Vi ricordate nel passato interi paese che hanno votato un certo partito e che tutti erano in pensione, anche a 40 anni di età. Ecco perché noi domani le pensioni forse le vedremmo e forse no, chi sa? Ieri il parlamento ha protetto i debitori del MPS dalla divulgazione dei loro nomi. Ci mettono le mani nelle tasche e noi non abbiamo nemmeno il diritto di sapere a che vanno i nostri soldi. Ho visto ieri che i romeni (va bene anche rumeni) sono riusciti con la loro protesta durata qualche giorno, far cambiare un decreto al governo. Bravi! Ma noi non abbiamo voglia di farlo, ci sta bene così.<br />
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Ultimamente si parla molto anche di Donald. Alla maggiore parte non sta bene. Ho sentito un commentatore qualche giorno fa esprimere un giudizio sul provvedimento riguardante il blocco degli immigranti da alcuni paesi musulmani. Diceva più o meno cosi. "Gli devo dare il merito di rispettare le promesse agli elettori in campagna elettorale. Ma in campagna si dice di tutto e io pensavo che lui moderasse le sue azioni." In altre parole, non doveva fare quello che ha promesso, per accontentare quelli che non l'hanno votato. Un ragionamento del tutto italiano. Complimenti!<br />
<br />Inauthttp://www.blogger.com/profile/15395456653561695668noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-9688417.post-47502546169680025502016-07-05T10:29:00.002-07:002018-09-10T07:59:45.837-07:00CoraggioLa fortuna segue i coraggiosi, ho sentito dire molte volte le persone più sagge di me. Mi riferisco all'uscita della nostra nazionale di calcio contro la Germania, qualche giorno fa, nei quarti dei Campionati Europei 2016.<br />
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Concettualmente condivido i giudizi dati alla nostra squadra. Si è visto impegno, la corsa, il desiderio da vincere e di andare avanti. Mancanza dei fuoriclasse e non proprio altissimo livello tecnico sono stati sostituiti dal collettivo. Il calcio è un gioco collettivo e questa componente è della primissima importanza. Tutti siamo stati testimoni all'impresa dell'Islanda che è arrivata ai quarti proprio grazie al concetto della collettività. Qui vorrei soltanto sottolineare che hanno vinto 2:1 nel secondo tempo contro la Francia. Sui rigori salto le uniche discussioni che si sono aperte. Ne ho visto tanti europei, mondiali e competizioni per i club: tante partite sono finite ai rigori e l'esito era sempre incerto. E' una lotteria, un caso. Ma noi potevamo, forse, vincere prima.<br />
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Tono un attimo indietro, alla partita Croazia - Portogallo, svoltasi due giorni prima. La Croazia, per me, era una delle squadre migliori della competizione. La citata partita era una delle più noiose che ho visto. La Croazia non era se stessa. Non si giocava, non si provava nemmeno a fare un'azione ragionata per arrivare al gol. Sembrava che tutti avevano i piedi legati, oppure che gli è stato impostato uno schema tattico troppo prudente che non gli permetteva di osare. Questo se sentiva anche nelle azioni dei singoli che non mostravano nemmeno una parte delle qualità che hanno messo in evidenza nelle partite precedenti. Ed allenatore? Niente! Lui ha diretto la strategia e la tattica, basandosi sugli schemi precedentemente vincenti, ma limitando la libertà dei giocatori. Ha semplicemente trascurato il fatto che il buon gioco mostrato nelle prime partite era il risultato della libertà dei giocatori di lasciare la propria posizione, di giocare una palla diversa di esprimere la propria creatività. Arrivati i supplementari non ha cambiato niente, lasciando gli stessi protagonisti nel campo. Finalmente, ma troppo tardi, 10 minuti prima della fine, ha messo dentro Pjaca. Da quel momento La Croazia è tornata ad essere una grande squadra. In pochi minuti 3 occasioni ed un palo. E, vero, hanno preso un gol, quello risolutivo. Ma se questo succedeva all'inizio, avevano tutti i tempi e tutti i mezzi di risalire.<br />
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Ma questo cosa c'entra con l'Italia? E' successa la stessa cosa. Mancanza di coraggio. Paura di cambiare qualcosa perché potrebbe andare peggio. Ma cosa poteva andare peggio? Siamo entrati nei supplementari con Eder e Sturaro che non camminavano più e Conte aveva a disposizione ancora due cambi. La cosa più logica era togliere Eder e mettere Insigne. Quest'ultimo ha giocato poco in precedenza, ma si è distinto particolarmente con l'impegno e la bravura. Credo che molti l'abbiano pensato come me in qui momenti. Alla fine Conte ha fatto questo cambio, ma troppo tardi. Comunque per pochi minuti di presenza, Insigne ha cambiato il volto della nazionale; hanno visto tutti.<br />
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Adesso ci piangiamo un po' adesso e malediciamo la mala sorte. Vi ricordate gli anni bui della Germania? Verso gli anni novanta perdevano da tutti. Hanno capito, hanno cambiato le cose e sono tornati tra le più grandi. La federazione ha fatto un po' di provvedimenti. Hanno obbligato i club di lavorare con i giovani e di fargli giocare e hanno limitato il numero degli stranieri nelle squadre della Bundesliga. Non possiamo fare una cosa simile anche noi? Nel nostro campionato vedo tanti stranieri mediocri e sono sicuro che riusciamo a trovare senza problemi i loro pari, ma italiani. E così forse si scopre che qualcuno, avendo una vera occasione, è un po' più di un giocatore mediocre. Forse si scopre anche qualche fuoriclasse che ci manca. Ma non dimentichiamoci del buono di questo campionato: la collettività.<br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg9ydaa1ZWXD2fAIVFBoBLyl-C2GqKkmxVKnra35k87OgcUKaLoHNJT_Zt3sBt6RYz0Iy6TS-6zfL0DQ7yPVIkFODPXtwYqRq0xGzRr6Kd6DgH-3n05GwYs7hL11tOp1Ib0aAEXbA/s1600/segrete-islanda.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg9ydaa1ZWXD2fAIVFBoBLyl-C2GqKkmxVKnra35k87OgcUKaLoHNJT_Zt3sBt6RYz0Iy6TS-6zfL0DQ7yPVIkFODPXtwYqRq0xGzRr6Kd6DgH-3n05GwYs7hL11tOp1Ib0aAEXbA/s1600/segrete-islanda.jpg" /></a></div>
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Finalmente è stato svelato il segreto del successo dell'Islanda: che calcia fuori campo deve andare a recuperare la palla.Inauthttp://www.blogger.com/profile/15395456653561695668noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-9688417.post-74211909906898715972015-10-10T11:13:00.000-07:002015-10-10T11:47:32.866-07:00Un giorno insiemeL'anno che lentamente sta per finire è stato molto caldo. Molti si lamentavano, ma a me il caldo piace. Mi dà una sensazione di libertà; ti vesti poco, sei più vicino allo tuo stato naturale. Siamo in ottobre e il clima è ancora piacevole. Per festeggiare questa estate prolungata ho invitato giovedì scorso la mia consorte per accompagnarmi al mio abituale pranzo. Spesso, diciamo due volte a settimana, vado in un ristorante Giapponese, gestito dai cinesi. Sembra che ultimamente questo tipo di ristoranti crescono come i funghi dopo la pioggia. Fino allo scorso autunno era una trattoria italo cinese che per pranzo offriva il menù italiano, a scelta tra 4 primi, 4 secondi e 7 contorni, ad un prezzo di 7 euro, e si potevano ordinare anche i soliti piatti cinesi ad un prezzo molto contenuto. C'era anche la pizza. A me sembrava che l'affare andasse a gonfie vele; spesso nell'ora del pasto facevo fatica a trovare un posto libero.<br />
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Ma loro, gli stessi gestori, cioè cinesi, hanno ristrutturato l'ambiente in stile giapponese ed hanno cambiato il nome. Il menù italiano c'è ancora, allo stesso prezzo, ma la pizza è sparita e il cibo cinese è stato sostituito da quello del Sol Levante con il sistema "all you can eat" a 9 euro. Mia moglie è una grande amante e buona conoscitrice della cucina giapponese; ha provato quasi tutti i ristoranti di Milano. E così volevo che lei desse anche un giudizio su questo "mio". Inoltre, quel giorno aveva nel pomeriggio l'appuntamento dal parrucchiere che si trova in zona e di sera andavamo insieme a teatro. L'invito era anche un'occasione per passare una giornata lavorativa insieme. Ci siamo seduti e quando volevamo ordinare vari sushi, sashimi e maki, la cameriera ci ha informati che non c'era più riso. Maledizione, non è mai successo e doveva capitare proprio quel giorno. Ho protestato un po', ma alla fine ci siamo comunque arrangiati con cibi fatti senza riso: udon yaki (la pasta di riso), sashimi, gamberetti alla griglia, tempura mista e l'inevitabile miso. Il giudizio alla fine era positivo, sottolineando che c'entra anche il prezzo basso, ma sulla tempura il commento era: "non c'entra niente con quella vera".<br />
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Ci siamo ritrovati qualche ora dopo in un bar vicino a teatro per un happy hour. Seduti fuori, godevamo del mite clima di ottobre. Con un cocktail ordinato, a quell'ora ti portano anche un taglierino con salumi, mozzarelle e altre cose, tutte molto buone. Dopo un pranzo abbondante, più che sufficiente per una cena leggera prima di immergersi in uno spettacolo teatrale (a stomaco troppo pieno spesso mi viene sonno). Il conto pagato e via allo spettacolo. Ci siamo seduti e ho iniziato a sfogliare il depliant sullo spettacolo al quale tra un po' assisteremo. Non ne sapevo niente tranne che il regista è molto famoso. Si tratta di Robert Wilson e il pezzo era Odyssey, cioè la storia di Ulisse del poema epico di Omero. Particolarità: gli attori sono greci e parlano in greco, quello nuovo, non antico – qui mi cambia poco. Visto che il testo ha un significato in questa storia, c'era un panello digitale dove scorrevano i sopratitoli (il panello si trovava sopra il palcoscenico). "Speriamo bene", mi sono detto prima dell'inizio. Avevamo dei posti abbastanza vicini e un po' sul lato, ed alzando un po' la testa si potevano seguire gli avvenimenti sul palcoscenico e le scritte sul pannello. Questa volta, i posti migliori non erano quelli di prima fila e questo ha spiegato il mio stupore quando ho visto che il posti sulla balconata costano di più rispetto alle prime file.<br />
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Robert Wilson è uno di una certa fama, così mi hanno spiegato, anche se io non avevo mai sentito parlare di lui, ma io non sono uno che di teatro non capisce molto. Gli spettacoli, che ogni tanto vado a vedere, o mi piacciono oppure no. E questo mi è piaciuto parecchio. Wilson non è soltanto il regista ma ha curata la scenografia e l'illuminazione. Quest'ultima l'ho trovata stupenda. Molte scene in controluce, con una parete posteriore illuminate, hanno dato tanto patos. Ma anche i dialoghi ed i canti, anche se non si capiva niente, errano molto piacevoli, ritmici, e mi permetto di dire, così li ho sentito almeno io, mantrici. La storia ben conosciuta, raccontata con i salti temporali in un modo diverso, un po' in vecchia maniera, anni 30 un po' stile cartoni animati, con tanti leitmotiv che seguivano i personaggi, alcuni di loro molto simpatici, altri buffi. Una bella giornata passata insieme. Inauthttp://www.blogger.com/profile/15395456653561695668noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-9688417.post-40259193910005601802015-03-24T07:10:00.001-07:002015-03-24T07:14:08.541-07:00La vita è una cipolla<div class="separator" style="clear: both; text-align: left;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjOtRZgz3yBniC1WJyshBGtOgjg5Lx_OZJmMQiIHVgVRewrEJOIVrj9VHk_hKv1zEnMm7PMtezduJlv1LF8ZeoJ_4-MvkWejL-I2rcms4pWUW8VtIrht0m_D25fc6gtmuBlTS1dpg/s1600/rossy-de-palma.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjOtRZgz3yBniC1WJyshBGtOgjg5Lx_OZJmMQiIHVgVRewrEJOIVrj9VHk_hKv1zEnMm7PMtezduJlv1LF8ZeoJ_4-MvkWejL-I2rcms4pWUW8VtIrht0m_D25fc6gtmuBlTS1dpg/s1600/rossy-de-palma.jpg" /></a></div>
Non sono mai andata in Spagna e non parlo lo spagnolo. I film di Almodovar mi piacciono. Molto. Alcuni di più, altri di meno. Trovo interessanti i suoi personaggi e gli attori che li interpretano. Avendo scarsa memoria, non memorizzo mai i loro nomi, Penelope Cruz a parte. Pochi giorni fa ho saputo che a Milano c'era la prima di uno spettacolo surreale. Alle superiori, ho studiato con interesse tutto il periodo surrealista. Incuriosita, ci sono andata. Non alla prima. Fortunatamente (poi vi spiegherò il perché) allo spettacolo sono andata preparata. Almeno, è così che pensavo. Ho assistito ad una intervista dal vivo della attrice protagonista di questo spettacolo, Rossy De Palma, la quale è un volto noto in tanti film di Pedro Almodovar. Il nome mi era completamente nuovo. Il viso, no.<br />
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Un viso talmente particolare che difficilmente viene dimenticato. Mentre aspettavo il suo arrivo sul palco, ho sfogliato la locandina e la sua biografia. Ammetto che sono rimasta stupita quando ho letto che è stata scelta dallo stilista Gautier per una campagna pubblicitaria. Per dirla all'italiana, è diversamente bella, e ha da poco compiuto i cinquanta. Insomma, l'esatto opposto della estetica femminile che siamo abituati a vedere sulle copertine delle più importanti riviste femminili. Ora, non mi intendo di operazioni pubblicitarie e del perché sia stata scelta ma, io sono stata conquistata da questa donna in pochi minuti.<br />
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Una intervista durata un'ora. Grande carisma e spontaneità. Non è una donna che rispetta le regole sociali, quelli del "non bisogna dirlo in quanto non si fa". Non le manda a dire. Mentre raccontava la sua prima esperienza cinematografica con Pedro, sul set di "Donne sull'orlo di una crisi di nervi", è scoppiata a ridere dicendo "Il mio personaggio dormiva tutto il tempo. Che recitazione potevo fare? Ho detto al regista: Fammi fare qualcosa, mi annoio". E' la tipologia di donna che stimo, quella che non ha paura di dire ciò che pensa. Anche quando è davanti a persone di potere.<br />
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Qualcuno del pubblico ha tentato di farle dire qualcosa sullo spettacolo ma non c'è stato nulla da fare. "Sto ancora facendo, non riesco a dire niente" sono state le sue uniche parole. Nei giorni successivi alla intervista, che precedevano lo spettacolo, ho cercato di farmi un'idea. Mettendo insieme le parole da lei pronunciate e leggendo la locandina, ero sicura che mi sarebbe piaciuto. Già mi aveva conquistata e ha toccato molti degli argomenti a me cari, come l'essere donna, amarsi, imparare a proteggersi eccetera.<br />
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L'inizio dello spettacolo mi ha lasciata perplessa. E' iniziato in spagnolo e come ho detto inizialmente, io non parlo questa lingua. Dopo lo spagnolo, è arrivato il turno dell'inglese, il che è stato del tutto inaspettato. Fortunatamente, conosco la lingua. E così, mentre i minuti passavano, c'era un susseguirsi di scene strane, immagini sullo sfondo (spesso erotiche), Rossy vestita in modo bizzarro con tanto di ventaglio a piuma, una scena in cui sul palco c'erano scarpe, altre volte sostituite dalle cipolle. Milanesi. In fondo, "la vita è una cipolla", diceva l'attrice spagnola.<br />
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Ho passato una buona parte della serata a chiedermi dove fossero finiti gli argomenti con i quali ci aveva presentato lo spettacolo oppure, legittimo chiederselo, sono io a non capire niente di arte. Credo che difficilmente mai troverò una risposta a questa domanda. Magari era questo il messaggio che volevano recapitarci, è tutto come una cipolla, ci sono tanti strati, si continua a sbucciare sperando di vedere qualcosa di nuovo ma alla fine non c'è nulla di nuovo. Anzi, non c'è nulla. Per fortuna però che Rossy De Palma c'è. Con la sua bravura, energia e simpatia, è riuscita a farmi passare i novanta minuti in un attimo. E' come nella vita. A volte hai a che fare con quelli che non hanno niente da dire ma che sono in grado di dirlo meravigliosamente.
Inauthttp://www.blogger.com/profile/15395456653561695668noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-9688417.post-68817456795526578322014-11-05T08:24:00.002-08:002014-11-05T08:29:55.186-08:00La saggezzaUna volta nelle comunità umane esistevano saggi ufficiali, oppure un'assemblea di questi che risolvevano le problematiche della collettività, oppure quelle personali degli individui che ne facevano parte. Erano le persone anziane in quanto la saggezza si raggiunge con l'età avanzata. Non è questione dell'intelligenza che ci è stata donata dalla natura, oppure dal creatore, in dipendenza della credenza e che non aumenta con passare degli anni. La capacità di un giudizio profondo, ragionato e logico è una questione dell'esperienza: più la nostra vita è stata ricca, piena di eventi di vario tipo, riempita anche con tanta istruzione e letture (così si raggiungono anche le esperienze degli altri, aumentando il proprio bagaglio intellettuale), più aumenta la nostra capacità di un giudizio logico e pratico, più siamo saggi.<br><br>
Ad una che ha vent'anni, con tutta la sua educazione, istruzione e raziocinio, mancano le esperienze per poter essere considerato saggio. Dopo il senno ha anche vari livelli; alcuni possono essere raggiunti anche in una giovane età, mentre per gli altri occorre avere i capelli ben bianchi. Il nostro presidente del consiglio sicuramente non può essere considerato uno saggio in quanto gli manca l'età, ma comunque un poco della vita dovrebbe conoscere. Perciò quando l'ho sentito chiedere al Europa di avere rispetto per l'Italia sono rimasto ancora una volta profondamente deluso dalla personalità che ci sta al capo. Caro mio, il rispetto non si chiede, si guadagna. Questo sanno anche molti diciottenni, ma lui no. Beati noi con un capo di genere. Ma purtroppo. Ce lo meritiamo, perché è uno di noi, un nostro rappresentante, con i nostri geni, nostra cultura. <br><br>
Qualche giorno fa ero presente ad un corso sulla sicurezza dove il tema era l'amianto. Il docente, uno di Milano ci ha spigato i concetti ed ha fatto anche un importante accenno alla pratica quotidiana. Ha esplicitato il dato che per rimuovere una copertura in eternit e sostituirla con un'altra ci vogliono tra 60 e 70 euro a metro quadrato. Al corso era presente anche l'assessore di un comune di Calabria. SI vantava del fatto che nella sua comunità, il comune sostiene interamente le spese del bonifico e che il costo unitario è pari a 120 euro al quadrato, praticamente doppio rispetto alla Lombardia. Sembra logico: al sud tutto costa di più, gli stipendi sono più elevati. O mi sbaglio? <br><br>
Ma il proseguimento era ancora più illuminante. Qualcuno ha chiesto come si fa se un vicino di casa ha una tettoia con amianto, che presenta un pericolo anche per il vicinato, e il tizio non vuole sistemare la faccenda. La spiegazione del docente era che si deve fare una denuncia al sindaco del paese. A seguito di questa il sindaco deve ordinare entro qualche mese le misurazioni che confermino o meno la pericolosità della situazione e se il rischio viene confermato, ordina al vicino di sanare la situazione, a spese proprie. Il nostro celebre assessore ha notato che le situazioni di genere sono molto brutte per l'amministrazione. Le sue parole erano queste: "Un voto lo perdi sicuramente, di quello denunciato, e non è detto che prendi il voto di quello che ha posto la denuncia." Ma chi se ne frega della salute della gente; a noi (cioè loro) importa soltanto essere rieletti, ed è quella la prospettiva dalla quale si guardano tutte le vicende. Vi sembra di avere già arrivati a questa conclusione da soli? <br><br>
<h3>Calcio</h3>
Per non chiudere questo post in uno stato depressivo, inserisco un video che ho avuto da un amico questi giorni. Mostra le abilità calcistiche del popolo brasiliano, anche se queste ultimamente non sono state confermate al livello mondiale.<br><br>
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Inauthttp://www.blogger.com/profile/15395456653561695668noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-9688417.post-89418797048640125482014-04-10T06:13:00.001-07:002014-04-10T06:13:43.244-07:00AnniversarioIl lavoro inizia a scarseggiare e così mi è venuta voglia di scrivere qualcosa di poetico, che festeggia la fioritura degli alberi ed i profumi che si espandono nell'aria accarezzando i nostri nasi: è il periodo dell'anno più bello, almeno per la mia persona. Per me il senso di olfatto è quello che mi rievoca di più i ricordi e provoca le associazioni, un po' come a Proust, ma mi da anche il senso della pace e dell'appartenenza, a questo mondo, alla natura. Mi riferisco sempre alle piante nella natura, non al cibo che ha un'altra influenza su di me. In effetti scrivo durante la pausa pranzo ed il problema alimentare avevo risolto un qualche minuto fa, pertanto sono a stomaco pieno (un semplice panino con prosciutto crudo ed un'aranciata). Ma insieme con tanti fiori che si vedono in giro c'è anche tanta polline.<br><br>
Conosco qualche persona che ha dei problemi a proposito, ed anche i media spesso parlano di un'alta percentuale delle persone che hanno delle allergie primaverili, ma io fino a quest'anno non avevo dei fastidi. Adesso ogni tanto mi viene un starnuto, molto più frequente rispetto alla normalità e mi sembra che anche io sto entrando in questo grande gruppo, tanto amato (e sfruttato) dalle industrie farmaceutiche. Tanta gente prende dei medicinali che dovrebbero alleviare la sofferenza, ma sembra che non siano molto efficaci. Parlo in generale, perché due colleghi d'ufficio prendono una cosa prescrittagli dal medico ma dicono che non sentono molta differenza rispetto ad un non trattamento del male. Alla domanda perché continuano a riempire le tasche della gente già ricca, abbassano le spalle.<br><br>
Pertanto il mio blog quest'anno festeggia il decimo anniversari; il primo post e del dicembre del 2004. Mi dovrò ricordare tra 8 mesi di preparare una piccola torta e di inserire una sua foto. Devo essere sincero che fino ad oggi non ho capito come si possono inserire le fotografie. Devo ringraziare anche il host gratuito che lo ospita e che in tutto questo lungo periodo ha garantito un ottimo servizio ed affidabilità. Da qualche anno hanno introdotto i domini nazionali e pertanto in Italia non si vede più "blogspot.com", come era al inizio, ma blogspot.it". Per veder un dominio desiderato, senza che sia cambiato in quello nazionale in modo automatico, occorre aggiungere alla fine dell'indirizzo "/ncr", per esempio "dopoufficio.blogspot.com/ncr". Questa precisazione per voi, ma anche per me perché spesso dimentico l'estensione da attaccare. Perché hanno introdotto questa novità? Perché i diversi paesi hanno spesso delle regole differenti per quanto riguarda la legittimità del contenuto. In questo modo il gestore sa se può offrire alcuni argomenti o meno agli visitatori dei certi stati.<br><br>
Torniamo al lavoro. Il lasso di tempo passato era molto impegnativo per me. Sul tavolo un'enormità delle attività da svolgere. Ma come spesso accade, era una parte della sinusoide alta, mentre, come avevo detto all'inizio, adesso sto in quella bassa e i compiti da svolgere sono diminuiti notevolmente. In buona parte questa situazione è dovuta a mal organizzazione dell'azienda per la quale lavoro. Si corre per raggiungere un obiettivo in modo spropositato, prima del tempo prestabilito e spesso con una scarsa qualità del prodotto. Dopo non si fa niente finché i problemi non escono sulla superficie e si inizia a risolverli in modo frenetico. Tradotto, ci stiamo producendo lavoro oda soli, ma quello non pagato dalla committenza, e a volte mi sembra una cosa voluta: così riusciamo a giustificare la nostra presenza. Perché noi siamo sempre sovraccarichi, se si parla con le altre unità organizzative, come sono anche loro. Non c'entra che per la pausa caffè trovi 10 persone davanti alla macchinetta che rimangono là anche per un'ora intera. Sembra il nostro paese in miniatura: tante chiacchiere e pochi fatti.<br>
Inauthttp://www.blogger.com/profile/15395456653561695668noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-9688417.post-38142007669337468222013-11-26T03:30:00.004-08:002013-11-26T03:30:49.587-08:00Il cibo veloce o fast foodSpesso il termine fast food viene utilizzato come metafora per degli spuntini informali e piacevoli ma, attenzione, non sempre privi di conseguenze. Anche se questo tipo di alimentazione viene visto come un nutrimento superficiale e poco costoso, bisogna precisare che lo scopo principale consiste nello "adattamento" e quindi privo di particolari pretese. Si sceglie la velocità, praticità e semplicità. Perché alle volte, la velocità nei rapporti interpersonali, come nell'atletica per esempio, non viene vista come un vantaggio e non uno svantaggio? Ovviamente saranno avvantaggiati coloro che sono in grado di sentire il proprio intuito e capire che sono nel posto giusto con la persona giusta. Bisogna essere coraggiosi e inserire la quinta (o sesta) marcia perché, la probabilità che si tratta di una situazione irrepetibile è piuttosto alta. E' interessante constatare che nelle situazioni del genere quelli che risultano essere più inaffidabili e impacciati saranno coloro che aspettano tale occasione da tutta una vita. Sognano di avere qualcosa o qualcuno mandato dalla divina provvidenza. Perché?<br><br>
A questo punto dobbiamo tornare per un istante indietro, all'esempio della atletica. E' noto il fatto che per prepararsi alla maratona ci vuole molto tempo e impegno. Gli atleti immaginano la loro gara per anni e fisicamente possono anche essere pronti ma è possibile che non raggiungeranno mai il loro obiettivo in quanto già in partenza risultano spaventati. Per quello che sta accadendo oppure per ciò che ancora dovrà accadere. Potrebbero essere impauriti dalla folla presente allo stadio, dalla concorrenza, uccelli in volo, terroristi ma più di ogni altra cosa, dal finale, cioè una possibile vittoria o una sconfitta. Nella vita non si arriva mai, neanche al punto di partenza senza avere saldato prima i propri debiti e senza avere faticato. La fatica a volte è fatta di duri allenamenti fisici, sudore e lacrime, molte cadute o rialzi. Per cui, non ingannate voi stessi, dovete prepararvi il meglio che potete per ciò che vi aspetta.<br><br>
Cedere con una certa facilità non è sempre sinonimo di debolezza, può diventare un pregio se dall'altra parte trovate qualcuno che vede in voi un avversario equo. Pensate per un istante al sesso senza impegno. Forse non esiste uno scenario migliore di quello privo delle aspettative: venite dalle vite differenti, tutti i bagagli sono lasciati fuori dalla porta e spesso neanche i nomi hanno importanza. Restate soli, accolti da un'oasi di puro piacere in una stanza in cui non si cercano "piatti" elaborati ma il lusso della semplicità. Non si viene giudicati per il proprio aspetto fisico ne tanto meno per le vostre capacità, vogliamo chiamarle tecniche? Non sarete appesantiti dagli obblighi quotidiani o manipolati dall'inarrestabile vortice delle emozioni. Nessuno deciderà quale sarà il punto di partenza e non si potrà di certo prevedere quello di arrivo. Contrariamente a quanto accade nelle competizioni sportive, qui non si cerca il vincitore e non ci sono perdenti, si rispetta l'avversario.
E' pensiero diffuso che una relazione dovrebbe iniziare con l'onestà. Spesso però accade che verso un amante occasionale ci si sente più "liberi" e di conseguenza più sinceri.<br><br>
Davanti a lui o lei non dovrete fingere di essere diversi da quello che realmente siete oppure giustificarvi e difendervi. Nessuno vi accuserà di niente ne si aspetterà da voi la perfezione. E' un po’ come fare una gita fuori porta. Potrà durare un'ora o forse due, un giorno oppure un intero fine settimana. Qualunque sarà la sua durata sarete in una missione segreta, una realtà parallela, in un'unione fatta principalmente di ricerca del piacere, con un compito speciale: purificare il corpo e risvegliare lo spirito. Ma non vi illudete, si tratta sempre di un cibo veloce. Quando vi sentirete sazi, non continuate a leggere la lista del menù, non ordinate nuovamente le stesse pietanze. Attenetevi al seguente: ACCONSENTIRE, CONSUMARE E DIMENTICARE. In nessun caso dovete cadere nella trappola delle aspettative perché la grande bellezza dei cibi veloci è proprio questa: la velocità con cui vengono consumati.<br><br>
Inauthttp://www.blogger.com/profile/15395456653561695668noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-9688417.post-34749386471439836272013-06-03T01:29:00.001-07:002013-06-03T01:29:18.555-07:00La grande bellezza di BelgradoQuando ci apprestiamo a visitare una città nelle nostre valige non mancano mai le guide turistiche. Dettagliatamente, ci forniscono informazioni geografiche, storiche, culturali, gastronomiche. Ci dicono come ottimizzare il nostro soggiorno se abbiamo poco tempo a disposizione suggerendoci percorsi da fare ed il tutto risulta nella maggior parte dei casi molto utile per il viaggiatore/turista. Avete mai trovato in una guida, delle pagine dedicate all'atmosfera della città e in particolare al contatto umano? Io no, ma ritengo sia un aspetto fondamentale, perciò non mi soffermerò su ciò che potrete trovare su un giornale/sito qualsiasi, vi parlerò degli abitanti di Belgrado. Una città può essere talmente bella da toglierci il fiato, se però ci troviamo circondati da persone sgarbate, non disponibili ad aiutarci quando perdiamo il nostro senso d'orientamento in un territorio a noi sconosciuto, la bellezza che fino a quel momento abbiamo percepito di quel luogo precipiterà senza alcuna pietà. E' tutto collegato, come in una relazione di coppia, l'uno parla dell'altro e viceversa. Si può essere il migliore o il peggiore biglietto da visita.<br />
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Per tutti noi che siamo abituati a vivere nelle città frenetiche dove i rapporti umani sono ridotti al minimo indispensabile, visitare Belgrado può risultare persino terapeutico. Oltre alle meraviglie culturali e il lato indiscutibilmente romantico dovuto alla presenza dei due fiumi da cui la città è circondata, il vero punto di forza sono le persone e la musica. Nonostante si tratta di una metropoli in cui il numero degli abitanti supera i due milioni, indipendentemente dal traffico caotico e i continui rumori dei clacson, si tratta di una capitale da atmosfera rilassante dove tutti sono disposti a fermarsi, bere un caffè e scambiare due parole. Nel corso della mia ultima visita nel cuore dei Balcani più volte ho smarrito la via. Chissà, forse anche io in quei luoghi ancora intatti e genuini avevo cercato come fece a suo tempo Proust, il tempo perduto, fortunatamente trovavo sempre qualcuno pronto a riportarmi a casa, senza dirmi "mi scusi non ho tempo" oppure, correndo, "non so, chieda a quel signore là", sempre con il sorriso sulle labbra erano pronti ad aiutare, non solo i pedoni smarriti ma anche automobilisti con targhe straniere a cui era sfuggito qualche cartello stradale. Mi è capitato di osservare una scena quasi commuovente, il conducente di un tram che si ferma in curva perché vede un uomo in difficoltà. <br />
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Una mattina sono andata a vedere una mostra. C'era due uomini anziani. Vestiti in giacca e cravatta, seduti su uno sgabello a discutere di arte. Alla fine della discussione si sono alzati, uno ha preso sotto il braccio l'altro e lentamente si sono allontanati. Non molto tempo dopo sono uscita con un'amica a fare una passeggiata nel quartiere. Al ritorno ci siamo fermate a comprare delle fragole e abbiamo passato delle ore sul suo balcone, al sole, a mangiarle e parlare. Di tutto e di niente, circondate da un silenzio quasi spirituale. <br />
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Anche le ore notturne vi sorprenderanno. Per gli amanti della buona cucina e musica è il posto giusto. Si cena e si balla sulle zattere del Danubio dove il divertimento è assicurato. Non prestate troppa attenzione a come siete vestiti perché con molta probabilità a nessuno importerà. La sostanza è di casa, l'apparenza dimora in periferia. I gruppi musicali che si esibiscono sono di altissimo livello, pronti a cimentarsi, tra un sorso di vino e un tiro di sigaretta, in un vasto repertorio che va dalle canzoni di ieri a quelle di oggi. Per chi è dalle parti dell'ex Iugoslavia è più facile riconoscere le melodie e capire i testi ma ogni tanto si può anche sentire un classico di Frank Sinatra che dà un ulteriore tocco di magia alle serate già perfette. <br />
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Slavimir Stojanovic, un noto artista di Belgrado nonché proprietario del negozio "Futro", in un'immagine dice che <cite>"la vita è una cosa molto seria. Forse dovremo vestirci tutti di nero e non parlare gli uni con gli altri. Per capire meglio noi stessi. Dovremo anche piangere di più, così laveremo i nostri occhi e vedremo meglio"</cite>, la grande bellezza di noi, di chi ci sta accanto e di Belgrado.<br />
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Inauthttp://www.blogger.com/profile/15395456653561695668noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-9688417.post-53425675522309689682013-01-03T07:32:00.001-08:002013-01-03T07:32:09.770-08:00Una croata a Belgrado – parte 2Ancora addormentata entrai in macchina dalla quale mi fu offerta una generica e rapida panoramica della città. Spostavo velocemente lo sguardo da un lato all’altro della strada sentendomi di nuovo una bambina di sette anni alla quale avrebbero nuovamente chiesto di ripetere il giuramento della prima elementare. Intorno a me c’erano delle scritte in cirillico, l’alfabeto ufficiale della Serbia, il quale nel sistema scolastico della mia defunta nazione era obbligatorio studiare. Io lo studiai in terza elementare. Da quel momento in poi non ne sentì più parlare. Fino a quella piovosa giornata.<br />
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Nel traffico caotico della capitale serba la maggior parte delle macchine mi sembravano uscite da un museo. Notai una golf, la prima costruita dalla Volswagen, un modello in cui per l’ultima volta entrai negli anni ottanta, il giorno in cui un collega di mio nonno mi portò a casa dalla scuola materna. La sua macchina era di colore arancione e io ero seduta sul sedile posteriore. Anche l’architettura non mi lasciò indifferente con i suoi palazzi, alcuni dei quali davvero singolari. Notai un antico edificio con delle particolari finestre. Gli abitanti del posto lo chiamano “televisore”. Ricorda i televisori di una volta. Quelle che dietro erano profonde e davanti sembravano incorniciate. <br />
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Al risveglio del giorno dopo rimasi incredula. Mi affacciai alla finestra sotto la quale, sul prato vidi dei signori anziani con due casse di peperoni rossi pronti per essere arrostiti sul fuoco. Tentai di trasmettere la mia incredulità agli altri abitanti della casa in cui dormivo ma non capirono il mio stupore. Per loro era una scena quotidiana. Più tardi, lontano da tutti cominciai a pensare alla cucina. Non c’era niente di male nel preparare una deliziosa salsa piccante a base di peperoni, la quale fa parte della loro tradizione culinaria ma un quadro simile sotto la mia finestra milanese non si potrà mai vedere, perché? Forse per paura di apparire diversi, di farci prendere in giro oppure pensiamo che sarebbe un comportamento inappropriato? Se fosse così chi la stabilito?<br />
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Archiviata quella che mi sembrava una scena bizzarra o di altri tempi e bevuto il caffè ero pronta per fare colazione. Già mi immaginavo un dolcetto, quando mi trovai davanti agli occhi una bottiglia di grappa e del prosciutto, il tutto rigorosamente fatto nelle campagne dei dintorni. Provai a protestare ma alla fine decisi di cedere, in fondo rifiutare le loro regole mi sembrava scortese e così non solo mi abituai a tutto questo ma finì per amarlo. A dire il vero sono così tanti anni che mi sveglio con del dolce che non ho mai preso in considerazione di provare il salato. Mi chiedo: la nostra mente è così abituata ad una direzione che proprio non riesce a intravederne un’altra?<br />
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I giorni passavano e io scoprivo sempre di più il mio nuovo mondo. Facevo delle passeggiate lungo il Danubio accertandomi di persona della disponibilità delle persone che incontravo. Senza che chiedessi il loro aiuto, vedendomi in difficoltà, mi davano delle utili informazioni turistiche oppure mi aiutavano a ritrovare la strada che erroneamente avevo smarrito. Con una spontaneità disarmante, sempre meno presente nel mondo dal quale provengo.<br />
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Nonostante abito in una città che conta due milioni di abitanti circa, a volte è possibile incontrare un viso familiare e così un giorno incontrai un caro conoscente di cui ho sempre amato il senso dell’umorismo e l’intelligenza. Felici del nostro incontro decidemmo di pranzare insieme. Arrivati al dolce, mi disse: “Vedi, in questa città ognuno recita un ruolo, peccato non si siano resi conto che è sempre lo stesso” e rise.<br />
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Ultimamente si sente spesso parlare degli effetti della chirurgia estetica che porta sempre di più all’omologazione. E se anche la nostra interiorità fosse invasa da un bravo chirurgo che nel corso degli anni tenta di renderci sempre più simili fra di noi? Come direbbe Laura Kipnis, una nota sociologa americana: titolari di passaporto, prigionieri di noi stessi. <br />
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Nel 1941, il filosofo tedesco, Erich Fromm, nel suo saggio, “Fuga dalla libertà” ha scritto: “Rinunciare alla spontaneità e all’individualità significa soffocare la vita”. Siamo davvero disposti ad arrivare a questo?<br />
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Le persone che mi conoscono bene sanno quanto amo nei miei viaggi vivere la comunità locale. Mi piace gironzolare nei supermercati per vedere i loro prodotti, visitare mercati, mangiare nelle trattorie tipiche del luogo e usare i mezzi pubblici. Proprio loro. La strada che percorrevo quasi quotidianamente era sufficientemente lunga da darmi il tempo di osservare le persone. Oltre ad un sistema di obliterazione dei biglietti altamente tecnologico e funzionale, con mio grande piacere e dispiacere allo stesso tempo, notai una scena che non vedevo da anni. Ad una fermata entrò sull’autobus una signora anziana alla quale, immediatamente, un ragazzino, avrà avuto dieci anni, cedette il posto. Un bell’esempio di educazione e rispetto.<br />
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Il fatto che una nazione sia economicamente più debole la rende più portata a mantenere quei valori che una volta ci venivano insegnati? E ancora, il benessere da cui noi siamo circondati ci ha resi paradossalmente più poveri, opportunisti e privi di valori? Le mie serate serbe non erano all’insegna dei locali chiassosi e della musica ad alto volume. Erano caratterizzate dalla socializzazione, un concetto che a primo impatto può sembrare banale ma pensateci bene, quando è stata l’ultima volta che avete veramente ascoltato una persona a voi cara?<br />
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Passavo le mie serate seduta sulla poltrona, avvolta da una calda coperta e dal silenzio dell’ambiente esterno, interrotto soltanto occasionalmente dal miagolio dei gatti. Per un istante mi era sembrato di stare lontano dalla civiltà. Il televisore era spento e la mia attenzione pienamente rivolta verso i vari argomenti che spaziavano da quelli leggeri a quelli profondi. Parlavamo in modo costruttivo senza che, come spesso accade, qualcuno dei presenti cercasse di dominare o di imporre la propria opinione. Ognuno di noi aveva uno spazio in cui esprimersi ed essere ascoltato.<br />
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Non molto tempo fa ero in macchina con due amiche. Parlavamo delle relazioni. Per quasi tutto il viaggio ci sembrava di trovarci su delle posizioni differenti e in completo disaccordo. Essendo delle degne rappresentanti di questa epoca moderna o post-moderna, come è stata definita dai sociologi, mentre parlavamo, in contemporanea ci dedicavamo alle altre attività, quali rispondere ad una importantissima chiamata oppure leggere un comunicato virtuale al quale non potevamo proprio rinunciare. Risultato? Tutte e tre in realtà esprimevamo lo stesso concetto con parole diverse ma eravamo talmente distratte che non ci siamo accorte, rischiando di discutere e rovinarci la giornata.<br />
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Conosco addirittura una persona la quale era così impegnata nelle varie comunicazioni in contemporanea che, una volta uscita dal supermercato a posto di prendere il guinzaglio del suo cane, erroneamente ha afferrato quello di un altro portandosi appresso per un tratto di strada un cane non suo. Quando mi ha raccontato questo episodio, si è giustificata dicendomi che i due cani erano quasi identici. Il più delle volte pur non conoscendo nulla o quasi di alcune nazioni, le classifichiamo come appartenenti al terzo mondo. Spesso proviamo dispiacere per i loro abitanti, i quali non possiedono dei vestiti firmati, macchine di lusso, non hanno le possibilità economiche per fare dei viaggi oppure andare nei ristoranti. E se dopotutto è la nostra cultura quella per cui dobbiamo provare il vero dispiacere? <br />
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Il mondo è un esame, senza il quale non saremo in grado di stabilire se siamo capaci di elevarci alle esperienze dirette. Anche la nostra vista è fondamentale, per vedere se sappiamo guardare oltre. La materia, essa ci serve per esplorare la curiosità ma è il dubbio il nostro principale alleato. Necessario per misurare la vitalità.<br />
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Inauthttp://www.blogger.com/profile/15395456653561695668noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-9688417.post-14244430212926870462012-11-26T03:18:00.001-08:002012-11-26T03:18:13.394-08:00Una croata a Belgrado – parte 1Appartengo alla classe del 1979 e ad una generazione diventata, nel corso degli anni, orfana della propria nazione. Ma non è stato sempre così. Uno dei miei primi ricordi risale al periodo scolastico e ad una fotografia, quella di Tito, in uniforme e sorridente, che ci guardava dal muro della nostra aula, in cui, anche se bambini ci sentivamo adulti. Le maestre, oltre a insegnarci nozioni base per la nostra vita futura, ci trasmettevano il senso di importanza del nostro paese. Ci parlavano della Jugoslavia, era questo il suo nome, della sua grandezza, dei suoi valori e del senso di comunità. <br />
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Presto iniziarono i preparativi per una delle cerimonie più importanti nella vita di un bambino jugoslavo: diventare “pioniere”. Si trattava del primo dei tre passi, tipico dei paesi comunisti, per diventare a tutti gli effetti parte integrante del sistema politico e sociale. Il significato reale di tutto ciò era molto più complesso ma noi bambini vedevamo soltanto le nostre danze di gruppo, canti, divise bianche, blu, rosse e la cosa più importante di tutte: il giuramento. Con esso davamo la nostra parola che ci saremo impegnati nello studio, che avremo rispettato i genitori e le persone più anziane. Parlavamo anche dell’amicizia, promettendo di essere dei buoni amici, leali e fedeli, di amare il nostro paese e diffondere la fratellanza e le idee per cui Tito aveva combattuto. Concludevamo allargando le nostre parole all’umanità e a tutti quelli che volevano la pace e la libertà. Abbiamo giurato che li avremo stimati e rispettati.<br />
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Erano gli anni della spensieratezza infantile, del senso di sicurezza che ci veniva offerto giorno dopo giorno e dell’innocenza. Poi, nella mia vita ci fu un drastico cambiamento: il trasloco, non uno qualsiasi in cui si cambia via oppure quartiere. Nel 1991 cambiai nazione e mi trovai di fronte a dei nuovi usi e costumi, davanti ad una nuova cultura, quella occidentale. All’epoca ero un’adolescente ed il mio mondo, i miei problemi erano più importanti di qualsiasi evento, persino di una guerra. <br />
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Anche se i giornali e i telegiornali non facevano parte della mia quotidianità, non potevo non venire a conoscenza di quello che stava accadendo nella mia terra di origine.
All’improvviso mi trovai di fronte ad uno stato del tutto nuovo in cui il nostro senso di comunità si era drasticamente ridimensionato. Non c’era più il senso di fratellanza che ha lasciato spazio ad una netta distinzione tra chi era serbo e croato, cattolico oppure ortodosso. Noi croati diventammo “ustascia” per i serbi e loro, per noi diventarono “cetnici”.<br />
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Un aspetto che apparteneva ai paesi comunisti era la laicità. A scuola, non ci avevano mai parlato di Dio ma nel giro di poco tempo la religione a cui apparteneva la propria famiglia diventò di fondamentale importanza, tanto che le chiese assunsero un importante ruolo.
Negli occhi degli adulti mi sembrava che lo stupore fosse minore, le parole: “Era inevitabile dopo la morte di Tito” davano una sorta di alibi e accettazione a tutto ciò che accadeva.
A volte rientravo nella mia città natale. Rimasi stupita dalla improvvisa presenza di Dio nelle loro vite e dall’accentuato nazionalismo di cui erano diventati vittime.<br />
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Una sera andai a trovare la mia amica di infanzia. Sua madre, una volta, mia maestra delle elementari, mi aprì la porta e felice di vedermi si avvicinò per darmi un bacio. Al secondo bacio si fermò ma io, avendo oramai assorbito le usanze occidentali, feci l’errore di dargliene uno terzo, al che si arrabbiò e mi disse che così baciavano i serbi. In quella stessa settimana, un ragazzo mi chiese di uscire. Mi portò alla messa di Natale che nessuno dei due fino a quel momento aveva festeggiato e così per la prima volta entrai in una chiesa dove mi resi conto della velocità con cui noi croati abbiamo rispolverato la nostra spiritualità, rimasta in ombra per tutto il periodo di Tito. Quanto a me, il processo di trasformazione non ebbe successo, rimasi quella che ero: croata da parte del padre e serba da parte della madre, senza una presenza divina a mio fianco. <br />
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Qualche anno dopo, la guerra in Croazia finì. Le vicende politiche passarono in secondo piano e la vita riprese il suo naturale corso. I miei amici croati iniziarono ad esplorare la loro nuova identità fatta di nuove idee politiche e di espansione verso l’Occidente. Era il 1996, l’anno che segnò la storia grazie alla nascita di Internet. Non molto tempo dopo volai negli Stati Uniti dove rimasi per un’intera estate. In un certo senso avevo visto il mondo e guardato le varie culture, senza però vederle per davvero. Per farlo, impiegai anni.
La mia vita americana si concluse e tornai in Europa, circondata dal benessere e dalle numerose opportunità. Lentamente mi amalgamai alla società che avevo intorno, accettando le sue regole. Senza farmi troppe domande.<br />
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Quando ero bambina passavo le estati nella nostra casa di montagna. Insieme ai nonni che cercavano di assecondare ogni mio desiderio. Uno di questi fu la bicicletta. In poco tempo diventò una parte di me. Ovunque stavo io, c’era anche lei o quasi. Mi vietarono di trasportarla in macchina quando andavamo a fare visita a numerosi parenti presenti nello stesso luogo. La domenica era in assoluto la mia giornata peggiore. Alle tredici in punto il pranzo veniva servito a casa del fratello di mia nonna. C’erano anche degli altri bambini con i quali non mi interessava socializzare, volevo soltanto guidare la mia bicicletta. Per accorciare quel tempo infinito, sgattaiolavo dall’uscita posteriore della casa e salivo sul prato dove mio cugino dipingeva. Ci sedevamo entrambi sotto un albero che ci riparava dal sole. Lui, sullo sgabello. Io, sull’erba. Passavo tutto il pomeriggio a guardare la sua tela, tenevo i pennelli, colori, strofinacci bianchi e portavo delle fresche bevande che ci aiutavano a sopportare il caldo di agosto. Non ero certo contenta di alzarmi in continuazione per andare in cucina ma ero piccola e lui mi sembrava autoritario, perciò obbedivo senza protestare. Da quel episodio sono passati tantissimi anni, per entrambi e la vita ci ha separati. Non dimenticatevi l’inizio di questa storia, in cui vi ho parlato della guerra.<br />
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Venti anni più tardi, una volta adulti, ci siamo rivisti e realmente conosciuti. Nell’arco di una estate abbiamo percorso gli anni che ci sono mancati, di nuovo sul prato, in una cucina, nella macchina e davanti al mare. Lui ha continuato a dipingere e ha deciso di condividere il suo mondo interiore organizzando la sua prima mostra indipendente. Ho preso un aereo e sono volata fino a Belgrado, dove, ho cominciato a farmi delle domande.<br />
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Negli ultimi anni i rapporti fra la Serbia e la Croazia sono migliorati. Le spiagge della Dalmazia, per esempio sono frequentate dai turisti serbi e Belgrado, soprannominata la città della musica, è diventata una meta molto amata dai croati, soprattutto per la sua vita notturna, la quale è stata anche inserita da una famosa guida turistica fra le dieci capitali mondiali del divertimento. Arrivai in una grigia e piovosa mattina di metà ottobre, ignara del mondo in cui stavo per entrare. <br />
La frase: “questa era la capitale dello stato in cui sei nata” mi diede il benvenuto. Come cittadina croata con il suo inequivocabile accento non sapevo cosa aspettarmi dagli abitanti di questa città bianca (traduzione letteraria di Beograd, il nome serbo di Belgrado) ma mi accorsi che al mio modo di parlare nessuno ci faceva caso, a differenza di quello che accade in Croazia dove l’accento serbo, non passa del tutto inosservato. <br />
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Inauthttp://www.blogger.com/profile/15395456653561695668noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-9688417.post-278173840280864192012-05-04T08:13:00.000-07:002012-05-04T08:14:02.387-07:00AmbienteIeri sono tornato dall’ufficio un po’ prima del solito, verso le cinque e mezza. In effetti ero fuori città per lavoro e non avevo voglio di rientrare in quel posto dove c’è il capo e tutti i colleghi pettegoli e poco simpatici. Così dritto a casa. L’entrata nella cucina era triste: qualche giorno fa sono ceduti i pensili. Meno male che sono rimasti appesi e non sono caduti. Mi toccava toglierli tutti e adesso aspetto la cucina nuova che dovrebbe arrivare alla fine del giugno. Avevo preso la birra dal frigo e sono andato al soggiorno a mettermi in poltrona davanti al televisore acceso. Sfogliati i canali principali, la mia attenzione è stata attirata da una trasmissione che parlava dell’ambiente, o meglio del suo inquinamento. Non sono uno che da troppa importanza all’argomento , ma quello che ho visto mia ha sconvolto in un certo senso e mi ha lasciato un’impronta forte.<br /><br />Hanno fatto vedere alcuni esempi di inquinamento dei quali il più clamoroso è quello dell’oceano Pacifico. Là, nella zona del arcipelago hawaiano, c’è un’area enorme, di qualche centinaia di chilometri quadri, dove sotto la superficie dell’acqua galleggiano migliaia di centinai di resti in plastica, spesso molto sbriciolati. La percentuale di questa materia artificiale, non presente nella natura, supera più volte la percentuale del plancton oceanico. Molti degli abitanti dell’oceano ingoiano questa plastica insieme con i plancton. Alcuni muoiono a lungo termine ed alcuni nel frattempo finiscono sui nostri piatti, facendoci pagare direttamente in salute il danno che stiamo provocando. Son rimasto allibiti dalle immagini mostrate. Questa è l’area più grande del mondo, ma dicono che negli altri oceani sono presenti altre tre, tutte tenute ferme dalla circolazione delle correnti oceaniche.<br /><br />Un altro servizio mostrava una città cinese, non mi ricordo il nome, verso sud-est del paese, sulla costa del mare Giallo. La finisce quasi tutta la roba informatica dismessa, da tutto il mondo. I computer, i monitor, le tastiere; disassemblano tutto per riciclaggio, dividendo le parti in plastica, da quelle in metallo e recuperano anche i materiali pregiati che si trovano nei circuiti stampati. Una città di un milione di abitanti, dove oltre un quarto della cittadinanza lavora nel campo del riciclaggio. Ed è tutto illegale in quanto le leggi internazionali, non firmate dagli Stati Uniti e dal Giappone, vietano trasferimento di questo tipo di rifiuti all’estero. Lo vieta anche la legge cinese, cioè l’importazione, ma visto che la Cina prende un sacco di soldi di quest’attività, i funzionari statali semplicemente chiudono gli occhi e non vedono i container pieni dei rifiuti informatici. Per chiudere meglio gli occhi, appena si apre un container si vede un mazzo di dollari.<br /><br />Ragazzi, un disastro totale e qui c’è poco da fare; è tutto dovuto allo sfrenato consumismo, incalzato anche da tutti i governi. Vi ricordate la pubblicità quando uno esce dal negozio con la spesa e gli si avvicina uno dicendogli: grazie, stai aiutando l’economia del paese. Ma la quantità dei rifiuti che produce la nostra civiltà e davvero enorme e direi che prima o puoi diventerà insopportabile. In Italia abbiamo già avuto qualche assaggio a Napoli.Inauthttp://www.blogger.com/profile/15395456653561695668noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-9688417.post-32617720807719460672012-01-25T05:51:00.000-08:002012-01-25T05:54:34.999-08:00StufoOggi è una giornata no, per quanto riguarda l'ufficio. Sono arrivato come al solito, verso le 9 e tutti hanno cominciato a rompere: mi fai questo, ma perché non hai creato quello, guarda che la procedura che hai fatto è migliorabile. Ma anche tu sei migliorabile: con due ritocchi le tue tette che arrivano fino allo stomaco si potrebbero facilmente raddrizzare e del culo non ne parliamo neppure. Ma fattemi piacere, lasciate mi in pace astrale, con il mio secondo corpo che inizia ad avere un po' di fame. Vado a mangiare e dopo vi racconto tutto. So che non vi importa un fico secco, ma mi sentirò meglio io dopo aver confidato i miei pensieri ad un pezzo di carta, potenzialmente con alta diffusione ma pochi interessati.<br /><br />Il pranzo è andato bene ed il mio stomaco non brontola più. E' per questo che anche la mia anima è più gioiosa? Merito anche di una splendida giornata solare e nemmeno tanto fredda come quelle precedenti. Allora ho mangiato una buona pizza margherita e una birra piccola. Mi andava anche quella grande ma in quel caso il prezzo del pranzo supera il valore del mio buono pasto. Visto che siamo in piena crisi economica, occorre fare degli sacrifici e risparmiare, e io sono un buon cittadino e rispetto quello che si aspetta da me. Dimenticavo, ho preso anche il caffè (era un po’ freddo e mi è scappato troppo zucchero) e così dovevo aggiungere 30 centesimi in contanti (non mi da il resto del buono). Dopo sono entrato in un bar per comprarmi le sigarette (in questo modo sostengo ancora lo stato pagando delle tasse aggiuntive) e ho incontrato un collega che faceva fuori un grappino: ci vuole un digestivo dopo l'alimentazione, sostiene lui. Anche io sono d’accordo, ma forse è meglio fuori gli orari dell’ufficio.<br /><br />Santa pazienza. Ieri ho visto la partita di Coppa – niente male per questa competizione, ma non me ne fregava più di tanto delle squadre che giocavano. La Juve una volta mi stava molto sul wurstel ma da quando è andato via Moggi non mi danno fastidio. Ma stasera c'è Napoli - Inter. Sono milanista io e per definizione dovrei tifare Napoli, ma sono anche leghista e non so che sosterrò: magari potessi tifare contro entrambi, ma non ha senso. <br /><br /><br /><h3>Crociera</h3><br /><br />Mai stato in una crociera. L'anno scorso dovevo andare a farla sul Nilo ma sono successe delle cose in Egitto ed era meglio non tirare il diavolo per la coda. Ma quella era molto diversa rispetto a quello che si intende quando si dice "crociera". Quella con 5000 persone al bordo, una città che si sposta via mare nelle altre città. Mia moglie si rifiutava di fare una cosa di genere perché, secondo lei, è una cosa degenerata, per vecchi e coglioni. Io volevo almeno provare (stop meglio in tutti i posti che si trovano fuori dalla mia stanza aziendale). Ma si è visto ultimi giorni che le navi non sono quelle di una volta, oppure sarebbe meglio riferirsi al capitano (non è quello della Findus), e io ho abbracciato, con la piena convinzione, il pensiero di mia moglie, per motivi un po' diversi, ma è importante che siamo in sintonia.Inauthttp://www.blogger.com/profile/15395456653561695668noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-9688417.post-88026878927917815982011-10-26T09:57:00.000-07:002011-10-26T10:32:27.449-07:00KartLavorare in ufficio è molto comodo; non soffri ne caldo ne freddo, anche se piove sei all'asciutto e te ne freghi. C'è la macchinetta per il caffè, ma anche con le bibite e addirittura, se ti viene un po' di fame ci sono anche le merendine. Ma stare seduti tutti i giorni, guardando per 8 ore nel monitor del computer non è il massimo per la salute. Soffre la schiena, i muscoli atrofizzano (la cosa più pesante che sposti è il tuo topo) e gli occhi cominciano a fare male, si stancano velocemente e ti servono anche gli occhiali. Perciò dopo l'ufficio ci vuole un po' di ricreazione, per mettere in salvo anche il corpo. Si va a palestra, a correre e robe di genere, che a me personalmente non piacciono. Non trovo per niente divertente correre, senza essere costretto a farlo, sulla strada u sul tapirulan, o come alcuni lo chiamano tapis. Sento troppa fatica, ci penso come mi fanno male le gambe e sento che il respiro ogni passo diventa più corto. Ma un po' di attività fisica ci vuole, su questo non ci sono dei dubbi.<br /><br />L'unico modo per me per costringermi a muovermi è di trovare un piacere nel movimento e questo lo trovo quando gioco. Così la mia attività fisica principale è una partita di calcetto la domenica mattina. Là corro dietro la palla o dietro l'avversario, che succede più spesso visto che gioco primariamente in difesa, e sono concentrato su gioco e non penso alla fatica, allo sforzo che sto compiendo. Per essere sincero, la sento il giorno dopo. Le gambe fanno un po' male, ma dopo ogni partita la condizione fisica cresce e il dolore diminuisce. E in questo modo vado da anni, ma ultimamente ho scoperto un altro modo, più per divertirmi che per ricrearmi. Il kart.<br /><br />La settimana scorsa un mio partner di lavoro ha organizzato una gara per i suoi collaboratori, noi 4. In effetti eravamo in 6, ma due non hanno gareggiato perché non si sentivano molto bene. Tutta la pista del kartodromo di Buccinasco per noi. Una qualifica di 11 giri e due gare, sempre di 11 giri. Era la mia seconda volta di guidare un mezzo di genere, una specie di giocatolo a prima vista; in effetti permette di giocare e di divertirsi. Prima volta su una pista outdoor a Jesolo, l'anno scorso. Eravamo in 8 e due volte sono arrivato ultimo, superato di due giri quasi da tutti; che delusione. Ma questa volta mi sono preparato. Ho visitato vari forum sul tema cercando di recuperare la mancanza di esperienza con un po' di istruzione avanzata.<br /><br />Ci hanno dato le tute ed i caschi e ci hanno assegnato le macchinette. A me ha toccato un piccolo bolide con il numero 34. E siamo partiti. La pista è in cemento lisciato, molto diversa rispetto a quella outdoor che era in asfalto. Ho cercato di rispettare il principale consiglio trovato in rete: non guidare in derapata in quanto poco efficiente – i tempi a giro notevolmente crescono. E ho avuto conferma di questo. I primi giri non potevo aiutarmi e il kart sbandava dappertutto; troppo divertente per non farlo. Ma sula pista c'è il semaforo che mostra i tempi e me ne sono accorto che sono 5 secondi più lento rispetto ai miei avversari ed il mio orgoglio e prevalso sull'adrenalina e ho iniziato abbassare notevolmente i tempi ed il distacco da quelli che mi precedevano. <br /><br />Allora, come è andata alla fine. Nella qualifica ero ultimo, nella prima gara sono arrivato il quarto (di noi quattro) e nella seconda sono riuscito a conservare lo stesso posto. Non ero proprio contento, ma qualche spunto per una moderata soddisfazione l'ho trovato. Non mi hanno mai doppiato e già questo era un notevole progresso rispetto all'anno precedente. Inoltre ho migliorato tra la prima e la seconda gara: ho diminuito il distacco dal primo da 40 al 30 secondi, praticamente sono riuscito a recuperare un secondo a giro. Modestamente contento, sperando in un miglioramento nel futuro. Visto che ho iniziato il post con le questione fisiche, devo dire che giorno dopo mi facevano male le braccia e la schiena.Inauthttp://www.blogger.com/profile/15395456653561695668noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-9688417.post-6820333439517004482011-05-22T10:34:00.000-07:002011-05-22T10:47:29.547-07:00AmsterdamSono uscito dall’ufficio un po’ prima del solito, verso le 3 di pomeriggio, prendendo qualche ora di recupero e ho preso il treno per Malpensa. Alle 9 di sera ero già ad Amsterdam; il mondo oggi è diventato piccolo e ci si arriva dappertutto in poche ore. Una volta si andava 2 giorni con il treno a vapore, dopo 4 giorni a cavallo e ultimo tratto a piedi. Ho affittato un appartamento in una tipica casa olandese, all’ultimo piano. Fokko, il proprietario, mi ha dato le chiavi e ha chiesto di lasciarle nella serratura quando me ne sarei andato via. Ovviamente, ha riscosso anche i soldi per l’affitto, 140 euro a notte. Un po’ caruccio, ma l’appartamento era molto bello, disegnato da un architetto, con 4 posti luce, le piastrelle di grande formato, la cucina a vista, il televisore ed un piccolo ma potente stereo che leggeva anche la chiavetta USB con gli MP3. <br /><br />La prima sera ho deciso di non sforzarmi molto e così ho girato un nei dintorni e ho cenato in un ristorante Spagnolo. Avevo ancora le due serate ha disposizione e non volevo sparare tutte le cartucce già all’arrivo. Ho girato per due giorni su e giù, prevalentemente a piedi; il centro non è molto grande e da una parte ad altra ci si arriva in una trentina di minuti. Ne ho viste delle città d’Europa ed anche qualche di mondo, ma l’Amsterdam la trovo una delle più affascinanti. Numerosissimi canali e tanto verde, pochissimo traffico in quanto si va prevalentemente in bici (state attenti, i biciclisti sono più pericolosi degli automobilisti), l’architettura molto diversa di quello che troviamo in Italia, le vetrine con le prostitute, gli spettacoli di tutti i generi, i coffe shop dove uno si può tranqillamente fumare una sigaretta con l’erba, oppure qualcos’altro ed anche negozi dove ti vendono le cose che ti fanno fare dei viaggi con la testa. Non so se c’è qualche altro posto così bello e così anche diverso, con le cose che non si trovano negli altri posti.<br /><br />Ovviamente ho visitato dettagliatamente la zona a luci rosse, con le ragazze molto carine nelle vetrine. Basta bussare, concordare il prezzo e la tenda sulla vetrina si chiude; l’azione è in corso. Ci sono anche le vetrine con le due ragazze e mi sembra che erano più gettonate dalle altre. Sulla periferia della zona ci sono anche le vetrine con la roba scadente, le nere e sudamericane vecchie e grasse. Sicuramente costano di meno e probabilmente c’è anche la clientela che va la non soltanto per risparmiare. Dopo aver passato un’oretta là, a uno viene voglia di vedere anche un po’ di azione e cosi sono finito in una Casa Rosso, una catena dei teatri (gli ho visti tanti) dove pagando tra 25 e 45 euro, dipende se si includono le bevande o meno, si può guardare lo strip-tease ed anche alla fine dello spettacolo un vero e proprio sesso dal vivo. Gli strip-tease erano molto carini e divertenti e le ragazze belle, brave ed eccitanti, mentre il live sex era un po’ tecnico: gli attori, ovviamente una femmina ed un maschio si giravo per far vedere meglio i dettagli al pubblico disposto su tre lati. Ma visto che prima volta partecipavo ad uno spettacolo hard dal vivo, non sono per niente rimasto deluso. Decisamente un bel modo per passare il tempo dopo ufficio.Inauthttp://www.blogger.com/profile/15395456653561695668noreply@blogger.com